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Sempre Maria Zambrano, in Verso un sapere dellanima, dice:
" Ma le parole dicono qualcosa. Che cosa vuol dire lo scrittore e a quale scopo? Perché e per chi?
Vuole dire il segreto, ciò che non si può dire a voce perché troppo
vero; le grandi verità non si è soliti dirle parlando. La verità di ciò che accade
nel seno nascosto del tempo è il silenzio delle vite, e che non può essere detto. Ci
sono cose che non si possono dire, ed è indubitabile. Ma è proprio ciò che non si
può dire che bisogna scrivere.
Scoprire il segreto e comunicarlo sono i due stimoli che muovono lo scrittore.
Il segreto si rivela allo scrittore mentre lo scrive, non quando lo pronuncia."
Ma, prosegue Maria Zambrano, è diverso per la poesia perché:
" La parola rivela segreti soltanto nellestasi, fuori dal tempo, nella poesia. La poesia è segreto parlato, che deve essere scritto per fissarsi, non per essere prodotto."
E continua, qualche rigo più avanti, a proposito di ciò che anchio ho chiamato fedeltà, integrità:
" E un atto di fede lo scrivere, e come ogni fede, di fedeltà. Lo scrivere richiede fedeltà prima di ogni altra cosa: essere fedeli a ciò che chiede di essere tratto fuori dal silenzio. La fedeltà, per essere conseguita, esige una totale purificazione dalle passioni, che devono essere messe a tacere per far posto alla verità. La verità ha bisogno di un grande vuoto, di un silenzio in cui poter prendere dimora senza che nessunaltra presenza si mischi alla sua, falsandola. Chi scrive, mentre lo fa, deve far tacere le proprie passioni e, soprattutto, la sua vanità."
Dirà Paul Celan in La Verità sulla Poesia:
"Lattenzione è la preghiera spontanea dellanima".
Come non riconoscere, in tutti questi poeti, quei tratti che, quando balbettavo e non sapevo ascoltare la poesia, erano chiusi, o almeno molto enigmatici, e ora mi sembrano aperti a questa circolarità che connette poesia e psiche, poesia e inconscio, uomo e natura, questa attenzione dellanima, questo attenersi al compito, questo pazientare in attesa che la parola affiori, che diventi finalmente piena, e che dica, soprattutto, che dica di noi, e del nostro segreto.
"Cogliendo il tesoro portato sullonda dellinconscio", come dice Jung in uno dei suoi Seminari sullo Zarathustra di Nietzsche.
O Keats, quando teme di non avere il tempo, il tempo per tracciare lombra di ciò che intuisce:
"
,quando contemplo sopra il volto stellato della notte ampi simboli nebulosi di favola sublime, e penso che potrei non aver vita bastante per tracciare la loro ombra con la magica mano della sorte; e quando sento, bella creatura di unora, chio mai più potrò mirarti, né più mi sarà dato assaporare lincantata potenza dellamore, che sabbandona; allora sopra il lido del vasto mondo sto solingo e penso fin quando amore e fama al nulla affonda." |
Come non pensare, qui, a Leopardi, e ai versi finali dellInfinito:
" Così tra queste
immensità sannega il pensier mio:
e il naufragar mè dolce in questo mare."
E, certo, non è un caso che parole simili, che rinviano però a sentimenti diversi, estremi, siano state tracciate da V.Van Gogh in una lettera trovatagli addosso il 29 Luglio 1890:
" Per il mio lavoro, io rischio la vita, e la mia ragione vi è quasi naufragata ..".
Mentre Rilke , nella sua Nona Elegia, dice:
... ... |
E, più avanti:
"
E queste cose che vivon di
morire,
lo sanno che tu le celebri; passano
ma ci credono capaci di salvarle, noi che passiamo più
di tutto.
Vogliono essere trasmutate, entro il nostro invisibile
cuore
In oh, Infinito in noi! Qualsia quel che siamo alla
Fine.
"Queste cose che vivon di morire", appunto: il mistero della
presenza, imminenza, dellincontro, ma con un senso di indeterminatezza, di mancanza
che già forse si percepiva in quellInfinito Finito della Dickinson, e che qui
affiora e dà voce alla delicatezza e precarietà vertiginose della vita, insieme a quello
stesso desiderio di dire la loro cosa, con una attenzione, una dedizione
assolute, estreme. Sospendendo il tempo.
E non è, allora, un pregare anche questo loro, dei poeti intendo, farsi eco
dellanima, del suo mistero, dellInfinito "entro il nostro invisibile
cuore"? Non è un accettare, insieme umile e consapevole, la propria unicità
irrevocabile, come dice Rilke, e metterla in relazione con la vita che ci circonda? Dio
a Dio, dice Etty Hillesum; Io e Tu, dice Buber; resisteremo in
polvere
.Per la durata del mondo, il non credente Erri de Luca.
Ecco, anche di questo io sono grata alla mia analisi, di avermi aperto le porte della
poesia. Forse, così, ritrovo il filo da cui ero partita: inconscio e poesia, ma non so se
sono riuscita a cogliere laltro filo che dovrebbe tenere insieme preghiera e poesia.
Se la preghiera è, per come la intendo io, soprattutto un appello a Dio, un confidare in
Dio, abbandonandosi a Lui, in quasi tutte queste poesie risuona un altro, diverso, tipo di
abbandono. Sempre da Natoli:
"Se una salvezza è possibile, lo è perché, nonostante il male, luomo resta fedele al suo Dio, sa che nella deiezione non vi può essere altra risposta che labbandono: sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno."
Quellaltro, diverso, tipo di abbandono sembra, invece, un affidarsi alle potenzialità, naturali e spirituali, della vita stessa; da René Char :
" O vita, dà ai vivi, se ancora è tempo, un po del tuo buon senso sottile senza la vanità che illude, e sopra ogni altra cosa, forse, dà loro la certezza che non sei accidentale e spoglia di rimorsi come si dice. Non la freccia è turpe, è luncino."
Vorrei chiudere con una poesia di un amico, poeta, che tutti noi conosciamo, Giuseppe Fornasarig:
"Signore, se Tu sapessi E ora Ti preghiamo:
ma sicuramente sai, poni fine a questo tempo fatale,
quanto dolorosamente, torna tra noi,
quanto spesso, e abbi Tu pietà,
nel nostro modo imperfetto, come noi labbiamo avuta per Te,
abbiamo rivissuto della nostra crocifissione ..
la Tua crocifissione,
con pietà, E questa volta,
pur nel dramma del vivere mortale. Grande Signore damore,
consentici di condividere
anche la Resurrezione.
Scissione e Ricomposizione, Crocifissione e Resurrezione.
Il tempo fatale, qui, è quello della scissione tra anima e corpo, tra inconscio e
coscienza, che ci crocifigge e ci sospende sullabisso. La speranza è la
ricomposizione, lanelito a una possibile Resurrezione.