La foresta e le ombre dell'eros
La colpa era lì, in quelle malefiche luci elettriche, nello strepito diabolico delle macchine. Lì, nel mondo dell'avidità meccanica, del meccanismo avido, dell'avidità meccanizzata nel mondo scintillante di luci, che vomitava metallo incandescente e risonava dei rumori del traffico; lì era il male immenso, pronto a distruggere tutto ciò che gli si opponeva. Presto avrebbe distrutto il bosco, e le campanule non sarebbero fiorite più. Tutte le cose vulnerabili dovevano perire sotto lo scroscio e il colare del ferro.
(da "Lamante di Lady Chartterley", di D. H. Lawrence)Connie avanzava come alla cieca. Dal bosco antico veniva verso di lei una malinconia che la leniva un poco e valeva più dell'aspra insensibilità del mondo esterno. Le piaceva tutto ciò che era interiore in quell'avanzo di foresta, la reticenza muta dei vecchi alberi. Sembrava che fossero una potenza di silenzio, e tuttavia avevano una presenza vitale. Anch'essi aspettavano: aspettavano ostinatamente, stoicamente, ed esalavano una potenza di silenzio. Forse non aspettavano che la fine: essere abbattuti, portati via, la fine della foresta, per essi la fine di tutte le cose! Ma forse il loro silenzio aristocratico e tenace, il loro silenzio di alberi tenaci, significava qualcosa di diverso.
(da "Lamante di Lady Chartterley", di D. H. Lawrence).... come se l'oscurità fosse davvero l'elemento proprio delle nostre essenze, sebbene la luce sia più congeniale al fango che è in noi.
(da "Moby Dick", di H. Melville)Charles lo ignorava, ma in quei brevi secondi sospesi sopra il mare in attesa, in quel luminoso silenzio della sera... si era perduta l'intera epoca vittoriana.
(da "La donna del tenente francese, di J. Fowles)
La foresta immaginata e quella vissuta