Copertina_particolare1.jpg (10919 byte)La psicologia analitica in Italia attraverso
la figura di E. Bernhard

La costituzione della Associazione Italiana per lo studio
della Psicologia Analitica (AIPA)

Ernst Bernhard nacque a Berlino nel 1896 da genitori ebrei, ma i suoi ascendenti erano di origine ungherese e austriaca. Dalla linea materna ereditò una dimensione religiosa che sarebbe diventata il tratto portante della sua vita interiore.
Dopo la laurea in Medicina, Bernhard aprì uno studio medico a Berlino per esercitare come pediatra, ma il suo spirito sensibile al clima culturale dell'epoca, lo orientò sempre più verso i problemi filosofico-religiosi legati alla tradizione tedesco-ebraica. L'interesse per la psicologia lo portò a sostenere una psicoanalisi freudiana ma successivamente egli riconobbe la validità dell'assunto junghiano del processo di individuazione, caratterizzato dal conflitto dinamico tra valori collettivi e destino individuale, tematica questa che Bernhard portò al centro della sua ricerca, ricerca che egli amava definire psicologia del processo di individuazione piuttosto che adottare la definizione dello stesso Jung di psicologia analitica.
Bernhard entrò in rapporto diretto con Jung nel 1935; ma presto emersero divergenze tipologiche e specifiche differenze di orientamento.
Minacciato dalle leggi razziali emanate in Germania dal regime di Hitler, nel 1936, Ernst Bernhard decise di lasciare il paese optando per l'Inghilterra. E' storia nota che Londra gli rifiutò l'ingresso su decisione del Ministero perché pare suscitasse perplessità la sua fede nelle discipline esoteriche, in particolare l'astrologia.4 Egli decise così di trasferirsi in Italia nel 1936, insieme alla moglie Dora, per abitare nella casa romana di via Gregoriana 12.

Roma segnò l'inizio dell'amicizia con Edoardo Weiss. Da tale rapporto, utile a Bernhard per avviare la professione nel nuovo paese, scaturì anche una significativa armonia fra i primi junghiani e i freudiani. La discriminazione razziale, attiva anche in Italia dal 1938, obbligò Bernhard a sospendere la professione e nel 1941 fu confinato al domicilio coatto in Calabria. Superate vicissitudini penose e rischi gravi, egli poté rientrare a Roma con l'aiuto di amici fidati che già avvertivano il fascino e il valore profondo della personalità del medico e psicologo berlinese.5
Terminata la guerra, Bernhard raccolse intorno a sé le prime figure di spicco dello junghismo italiano: tra esse Bianca Garufi, Silvana Radogna, Bobi Bazlen, Claudio Modigliani e successivamente Gianfranco Tedeschi, Mario Moreno e altri. Essi costituirono sino al 1949 il primo nucleo di analisti e studiosi; nucleo che andò crescendo negli anni successivi. Nel 1961 fu data vita alla Associazione Italiana per lo studio della Psicologia Analitica (AIPA), la prima associazione junghiana italiana riconosciuta a livello internazionale, con sede a Roma.
A proposito della nascita di questa Associazione, David riferisce che "[...] accanto ai Freudiani, si era nel frattempo costituita una piccola schiera di junghiani il cui membro più in vista era il dottor Ernst Bernhard". 6
Lo scopo di tale Associazione era "[..] di favorire e organizzare in modo unitario la preparazione professionale di nuovi analisti junghiani e di tutelare i diritti dei propri membri".
Per delineare la personalità di Bernhard sarà utile tracciare un profilo che lasci emergere come predominanti le doti umane personali rispetto al pensiero psicologico-scientifico, in quanto, leggendo i vissuti di chi come amico, allievo o paziente lo conobbe, risulta chiaro come quel che guariva nelle sue terapie, fossero la forte personalità e una notevole emanazione individuale.
Riferisce infatti Aldo Carotenuto che: "[...] il fascino di Bernhard, la sua capacità nell'attrarre a sé uomini di livello superiore, consisteva proprio nella libertà interiore che egli mostrava al suo paziente. Già col suo atteggiamento esteriore, Bernhard comunicava ai suoi pazienti quel lasciarsi andare, quell'abbandono, che poi era il centro essenziale del suo insegnamento e della sua via alla guarigione".7
Va quindi sottolineato quel tratto suo di grande senso di religiosità che univa ebraismo, cristianesimo e suggestioni buddiste, in una visione archetipica di conciliazione estrema tra Oriente e Occidente.

H. Erba Tissot ha scritto: "Contemplando la fotografia di Bernhard sul suo letto di morte ci si domanda, nonostante il mantello di preghiera ebraico di cui volle essere rivestito, se l'anima ebraico-cristiana non sia come smorzata, velata dall'anima di un monaco buddhista".8
Atteggiamento religioso che, se non depotenziava minimamente il valore dei contributi scientifici da lui portati alla psicologia del profondo, ed alla cultura italiana, ha certamente influenzato il nucleo fondamentale della sua opera. Egli era inoltre profondo conoscitore della parapsicologia e possedeva una particolare intuitività per l'occulto. E' noto che Bernhard studiava l'astrologia non come una pratica divinatoria, bensì ritenendola una manifestazione del cosmo profondo insito nella psiche archetipica. Una sua visione del mondo, questa, quasi spinoziana con innesti taoisti.
La sincronicità junghiana l'aveva condotto a constatare l'esistenza di una correlazione fra microcosmo e macrocosmo e la possibilità di ipotizzare la sopravvivenza di codici inscritti nell'essere ontogenetico.
Bernhard usava l'oroscopo, ma crediamo che la sua lettura astrale percepisse valori simbolici a livello archetipico; queste sono scoperte recenti che ci consentono di avvicinarci meglio al Bernhard astrologo. Egli ha trasmesso ad alcuni allievi questa disciplina o l'interesse per essa: e gli junghiani che la utilizzano riportano l'astrologia nel campo della mitopoiesi e la considerano come un mondo di miti operanti nella psiche individuale.9
Di Bernhard, analista e uomo, Carotenuto racconta: "Uomo molto generoso e molto ospitale, al momento della fondazione della Associazione Italiana per lo studio della Psicologia Analitica, Bernhard mise a disposizione degli allievi la sua casa di Bracciano, che fu utilizzata per incontri e seminari. Sono famosi i pranzi che ha offerto ai suoi allievi. Egli pensava che l'atmosfera conviviale e distesa del mangiare insieme favorisse molto i rapporti fra i colleghi. Anna Quagliata, in una comunicazione personale, ci dice appunto che, proprio il giorno prima di morire, Bernhard le aveva riconfermato questo concetto e cioè "che bisogna riunirsi a mangiare e bere insieme e dialogare tra noi come fra amici... Bernhard prendeva iniziative su questa via, ben sapendo che sarebbe stato molto difficile realizzarle,,.10
Egli accentrò molto su di sé la conduzione dell'Associazione e forse in quel momento, all'inizio cioè della storia del gruppo, non gli fu possibile fare diversamente. Prendeva decisioni e si assumeva personalmente tutto quanto riguardasse l'ammissione dei nuovi allievi. Venne compilato uno statuto, nel quale uno dei punti più qualificanti contemplava la possibilità, anche per i non medici, di potere svolgere la professione analitica, realizzando così l'orientamento psichico peculiare e il pensiero di Jung in merito a tale questione, ove prevaleva la salvaguardia della irriducibile libertà della creatività umana, pur nel complesso universo della psicologia individuale.
Furono istituiti vari seminari tenuti a turno con la supervisione di Bernhard, ai quali partecipavano anche gli analisti di Milano, Minozzi, Loriga e Montefoschi e gli analisti di Firenze, Iandelli e Draghi.
Nonostante che il gruppo fosse dominato dalla personalità di Bernhard, sembra che già a quel tempo serpeggiassero all'interno dell'AIPA varie tensioni che tuttavia rimanevano inespresse e spesso proiettate sulla figura di Bernhard. Egli fu dominato da forti preoccupazioni sulla sorte dell'Associazione, per il prevalere degli scontri personali, sulla più opportuna elaborazione delle idee o posizioni teoriche. Ciò era anche causato dalle forti differenze tipologiche, dalla eterogeneità della provenienza culturale e formazione accademica che opponeva i medici agli umanisti o filosofi.
Nella visione di Bernhard la fondazione dell'AIPA non doveva rimanere opera limitata alla costituzione del nucleo operativo di analisti junghiani ma essere anche stimolo fondamentale a progettare la diffusione sistematica delle opere di C.G. Jung che, come abbiamo già visto, erano pressoché sconosciute in traduzione.
Si deve all'amicizia tra Bernhard e Bazlen 11 e soprattutto alla personalità versatile, creativa ed energica di quest'ultimo - vero organizzatore culturale - e all'incontro con l'editore Ubaldini della Casa editrice Astrolabio di Roma, la traduzione e stampa di alcune opere di Jung già alla fine degli anni Quaranta. E Bernhard diresse inizialmente la collana "Psiche e coscienza,,. L'azione culturale di questi uomini che nel 1950 ebbero la lungimiranza di pubblicare non solo "Psicologia e alchimia,, del corpus junghiano, ma anche il testo sacro dell'antica sapienza cinese - L'I KING, di cui Jung aveva curato la prefazione - rivela oggi tutta la sua portata profetica nell'aver saputo psichicamente percepire l'avvento di una più profonda ricettività della psiche collettiva a raccogliere il messaggio di Jung.