La psicologia analitica in Italia attraverso
la figura di E. Bernhard
La costituzione della Associazione Italiana per lo studio
della Psicologia Analitica (AIPA)
Roma segnò l'inizio dell'amicizia con Edoardo Weiss. Da tale rapporto,
utile a Bernhard per avviare la professione nel nuovo paese, scaturì anche una
significativa armonia fra i primi junghiani e i freudiani. La discriminazione razziale,
attiva anche in Italia dal 1938, obbligò Bernhard a sospendere la professione e nel 1941
fu confinato al domicilio coatto in Calabria. Superate vicissitudini penose e rischi
gravi, egli poté rientrare a Roma con l'aiuto di amici fidati che già avvertivano il
fascino e il valore profondo della personalità del medico e psicologo berlinese.5
Terminata la guerra, Bernhard raccolse intorno a sé le prime figure di spicco dello
junghismo italiano: tra esse Bianca Garufi, Silvana Radogna, Bobi Bazlen, Claudio
Modigliani e successivamente Gianfranco Tedeschi, Mario Moreno e altri. Essi costituirono
sino al 1949 il primo nucleo di analisti e studiosi; nucleo che andò crescendo negli anni
successivi. Nel 1961 fu data vita alla Associazione Italiana per lo studio della
Psicologia Analitica (AIPA), la prima associazione junghiana italiana riconosciuta a
livello internazionale, con sede a Roma.
A proposito della nascita di questa Associazione, David riferisce che "[...] accanto
ai Freudiani, si era nel frattempo costituita una piccola schiera di junghiani il cui
membro più in vista era il dottor Ernst Bernhard". 6
Lo scopo di tale Associazione era "[..] di favorire e organizzare in modo unitario la
preparazione professionale di nuovi analisti junghiani e di tutelare i diritti dei propri
membri".
Per delineare la personalità di Bernhard sarà utile tracciare un profilo che lasci
emergere come predominanti le doti umane personali rispetto al pensiero
psicologico-scientifico, in quanto, leggendo i vissuti di chi come amico, allievo o
paziente lo conobbe, risulta chiaro come quel che guariva nelle sue terapie, fossero la
forte personalità e una notevole emanazione individuale.
Riferisce infatti Aldo Carotenuto che: "[...] il fascino di Bernhard, la sua
capacità nell'attrarre a sé uomini di livello superiore, consisteva proprio nella
libertà interiore che egli mostrava al suo paziente. Già col suo atteggiamento
esteriore, Bernhard comunicava ai suoi pazienti quel lasciarsi andare, quell'abbandono,
che poi era il centro essenziale del suo insegnamento e della sua via alla
guarigione".7
Va quindi sottolineato quel tratto suo di grande senso di religiosità che univa ebraismo,
cristianesimo e suggestioni buddiste, in una visione archetipica di conciliazione estrema
tra Oriente e Occidente.
H. Erba Tissot ha scritto: "Contemplando la fotografia di Bernhard
sul suo letto di morte ci si domanda, nonostante il mantello di preghiera ebraico di cui
volle essere rivestito, se l'anima ebraico-cristiana non sia come smorzata, velata
dall'anima di un monaco buddhista".8
Atteggiamento religioso che, se non depotenziava minimamente il valore dei contributi
scientifici da lui portati alla psicologia del profondo, ed alla cultura italiana, ha
certamente influenzato il nucleo fondamentale della sua opera. Egli era inoltre profondo
conoscitore della parapsicologia e possedeva una particolare intuitività per l'occulto.
E' noto che Bernhard studiava l'astrologia non come una pratica divinatoria, bensì
ritenendola una manifestazione del cosmo profondo insito nella psiche archetipica. Una sua
visione del mondo, questa, quasi spinoziana con innesti taoisti.
La sincronicità junghiana l'aveva condotto a constatare l'esistenza di una correlazione
fra microcosmo e macrocosmo e la possibilità di ipotizzare la sopravvivenza di codici
inscritti nell'essere ontogenetico.
Bernhard usava l'oroscopo, ma crediamo che la sua lettura astrale percepisse valori
simbolici a livello archetipico; queste sono scoperte recenti che ci consentono di
avvicinarci meglio al Bernhard astrologo. Egli ha trasmesso ad alcuni allievi questa
disciplina o l'interesse per essa: e gli junghiani che la utilizzano riportano
l'astrologia nel campo della mitopoiesi e la considerano come un mondo di miti operanti
nella psiche individuale.9
Di Bernhard, analista e uomo, Carotenuto racconta: "Uomo molto generoso e molto
ospitale, al momento della fondazione della Associazione Italiana per lo studio della
Psicologia Analitica, Bernhard mise a disposizione degli allievi la sua casa di Bracciano,
che fu utilizzata per incontri e seminari. Sono famosi i pranzi che ha offerto ai suoi
allievi. Egli pensava che l'atmosfera conviviale e distesa del mangiare insieme favorisse
molto i rapporti fra i colleghi. Anna Quagliata, in una comunicazione personale, ci dice
appunto che, proprio il giorno prima di morire, Bernhard le aveva riconfermato questo
concetto e cioè "che bisogna riunirsi a mangiare e bere insieme e dialogare tra noi
come fra amici... Bernhard prendeva iniziative su questa via, ben sapendo che sarebbe
stato molto difficile realizzarle,,.10
Egli accentrò molto su di sé la conduzione dell'Associazione e forse in quel momento,
all'inizio cioè della storia del gruppo, non gli fu possibile fare diversamente. Prendeva
decisioni e si assumeva personalmente tutto quanto riguardasse l'ammissione dei nuovi
allievi. Venne compilato uno statuto, nel quale uno dei punti più qualificanti
contemplava la possibilità, anche per i non medici, di potere svolgere la professione
analitica, realizzando così l'orientamento psichico peculiare e il pensiero di Jung in
merito a tale questione, ove prevaleva la salvaguardia della irriducibile libertà della
creatività umana, pur nel complesso universo della psicologia individuale.
Furono istituiti vari seminari tenuti a turno con la supervisione di Bernhard, ai quali
partecipavano anche gli analisti di Milano, Minozzi, Loriga e Montefoschi e gli analisti
di Firenze, Iandelli e Draghi.
Nonostante che il gruppo fosse dominato dalla personalità di Bernhard, sembra che già a
quel tempo serpeggiassero all'interno dell'AIPA varie tensioni che tuttavia rimanevano
inespresse e spesso proiettate sulla figura di Bernhard. Egli fu dominato da forti
preoccupazioni sulla sorte dell'Associazione, per il prevalere degli scontri personali,
sulla più opportuna elaborazione delle idee o posizioni teoriche. Ciò era anche causato
dalle forti differenze tipologiche, dalla eterogeneità della provenienza culturale e
formazione accademica che opponeva i medici agli umanisti o filosofi.
Nella visione di Bernhard la fondazione dell'AIPA non doveva rimanere opera limitata alla
costituzione del nucleo operativo di analisti junghiani ma essere anche stimolo
fondamentale a progettare la diffusione sistematica delle opere di C.G. Jung che, come
abbiamo già visto, erano pressoché sconosciute in traduzione.
Si deve all'amicizia tra Bernhard e Bazlen 11
e soprattutto alla personalità versatile, creativa ed energica di quest'ultimo - vero
organizzatore culturale - e all'incontro con l'editore Ubaldini della Casa editrice
Astrolabio di Roma, la traduzione e stampa di alcune opere di Jung già alla fine degli
anni Quaranta. E Bernhard diresse inizialmente la collana "Psiche e coscienza,,.
L'azione culturale di questi uomini che nel 1950 ebbero la lungimiranza di pubblicare non
solo "Psicologia e alchimia,, del corpus junghiano, ma anche il testo sacro
dell'antica sapienza cinese - L'I KING, di cui Jung aveva curato la prefazione - rivela
oggi tutta la sua portata profetica nell'aver saputo psichicamente percepire l'avvento di
una più profonda ricettività della psiche collettiva a raccogliere il messaggio di Jung.