Spezzare il tetto della casa
Apre l'uomo al divino
Riprendendo dalla posizione di R. Otto, Jung definisce il termine
"religione" come un'osservanza accurata e scrupolosa del numinosum, cioè di
un'essenza o energia dinamica non originata da alcun atto di volontà. Al contrario,
questa energia afferra e domina il soggetto umano che ne è la vittima piuttosto che il
creatore.
Ma a Jung interessava anche indicare quelle che per lui potevano essere le strategie per
uscire dalla crisi spirituale, una crisi che nell'uomo moderno è originata da irrisolti e
profondi conflitti psichici. Infatti sosteneva che il grande problema della psicologia era
la reintegrazione dei contrari.
A questo proposito trascriviamo alcune risposte date da Jung in un colloquio con Mircea
Eliade ad Ascona, durante un ciclo di conferenze organizzate a Casa Eranos (21). Esse furono poi inserite in una raccolta che Eliade intitolò
"Spezzare il tetto della casa", usando un'immagine presa in prestito dal
pensiero indiano.
Anche noi l'abbiamo scelta per il titolo di questo capitolo perché la riteniamo
rappresentativa dell'operazione interiore che, spezzati i limiti della sfera
emotivo-istintuale e razionale, integra gli opposti, e va oltre: "apre l'uomo al
divino"(22).
"Già nel mio libro Psicologia ed Alchimia (1944), ho avuto l'occasione di occuparmi
dell'integrazione di Satana. Perché, fino a quando Satana non è integrato, il mondo non
è guarito e l'uomo non si è salvato. Ma Satana rappresenta il Male, e allora come
integrare il Male? Non esiste che una sola possibilità: assimilarlo, cioè
sollevarlo alla coscienza, renderlo cosciente. E' ciò che l'alchimia chiama la
Congiunzione dei due Principi; poiché, in effetti, l'alchimia riprende e prolunga il
cristianesimo. Secondo gli alchimisti, il cristianesimo ha salvato l'uomo, ma non la
Natura. (23)
L'alchimista sogna di guarire il mondo nella sua totalità: la pietra filosofale è
concepita come Filius Macrocosmi che guarisce il mondo. Lo scopo ultimo dell'opera
alchemica è l'apokatastasis, la salvezza cosmica.
Ciò che gli alchimisti chiamavano la "Materia" era in realtà il sé. L'anima
del mondo, anima mundi, identificata dagli alchimisti con lo spiritus mercurius, era
imprigionata nella materia.
Ora si trattava di liberare questa materia, di salvarla, di ottenere la pietra filosofale.
Ma questo lavoro è difficile e cosparso di insidie: l'opera alchemica è pericolosa.
Fin dall'inizio si incontra il "Drago", lo Spirito ctonio, il Diavolo o, come lo
chiamavano gli alchimisti, il Nero, la nigredo, E questo incontro provoca sofferenza. La
materia soffre fino alla sparizione della nigredo; in termini psicologici l'anima lotta
con l'Ombra. Il mistero della congiunzione, mistero centrale dell'alchimia, persegue
proprio la sintesi degli opposti, l'assimilazione del nero, l'integrazione del Diavolo.
Quando la Nigredo sparirà la cauda pavonis annuncierà l'Aurora, l'Albedo, la leucosis e
un giorno nuovo sorgerà. Ma, in questo stato di albedo non si vive nel senso proprio del
termine: è in qualche modo uno stato ideale, astratto; per vivificarlo occorre del
"sangue", la rubedo della vita.
Jung prosegue:- Io sono e resto psicologo. Non mi occupo di ciò che trascende il
contenuto psicologico dell'esperienza umana: non mi pongo neppure il problema di sapere se
una tale trascendenza è possibile, perché, in ogni caso il trans-psicologico non è più
una questione che riguarda lo psicologo. Sul piano psicologico ho a che fare con delle
esperienze religiose che hanno una struttura e un simbolismo che possono essere
interpretati.
Per me l'esperienza religiosa è reale, è vera: constato che certe esperienze possono
salvare l'anima, possono accelerare la sua integrazione e instaurare l'equilibrio
spirituale. Per me, psicologo, lo stato di grazia esiste: è la perfetta serenità
dell'anima, l'equilibrio creatore, fonte dell'energia spirituale. Parlando sempre come
psicologo, constato che la presenza di Dio si manifesta, nell'esperienza profonda della
psiche, come una coincidentia oppositorum e tutta la storia delle religioni e le teologie
stanno a confermare che questa è una delle formule più utilizzate per esprimere la
realtà di Dio. L'esperienza religiosa, è come la chiamava R.Otto, numinosa e per me
psicologo, questa esperienza si distingue dalle altre per il fatto che trascende le
consuete categorie del tempo, dello spazio e della causalità. Ho molto studiato
ultimamente la sincronicità (in una formula sommaria: la rottura del tempo) e ho
constatato che si avvicina all'esperienza numinosa: lo spazio, il tempo, la causalità
sono aboliti. Non do alcun giudizio di valore sull'esperienza religiosa, constato che il
conflitto interiore è sempre la fonte delle crisi psicologiche profonde, pericolose:
talmente pericolose che possono distruggere l'integrità umana. La fede del credente è
una grande forza spirituale; è la garanzia della sua integrità psichica. Ma il mondo
moderno è desacralizzato: per questo è in crisi e la fede da sola non ha più il potere
di guarire. Occorre che l'uomo riscopra una fonte più profonda della propria vita
spirituale. Ma per far questo è obbligato a lottare contro il Male, ad affrontare la sua
Ombra, ad integrare il Diavolo". (24)
M.Eliade, attraverso i suoi studi di storico delle religioni, sosteneva che al centro
delle ricerche deve trovarsi l'uomo di cui viene analizzato il pensiero, la coscienza e il
comportamento per "identificare la presenza del trascendente nell'esperienza
umana".In seguito all'osservazione del comportamento dell' homo religiosus Eliade
conclude che il sacro "non è un momento della coscienza, ma un elemento della
struttura della coscienza".
Secondo R.Otto l' homo religiosus scopre un elemento speciale che si sottrae totalmente
alla ragione e si presenta come "Ineffabile"; nelle lingue semitiche questo
elemento è gadosh, in greco hagios, in latino sacer. Nelle religioni si presenta come un
principio vivente e costitutivo. Otto chiama questo elemento "Das Numinose", il
Divino.
Con la lettura dei segni del sacro, l'uomo religioso percepisce e scopre il numinoso che
si manifesta in fatti, persone, avvenimenti.
Ci sono due rivelazioni del sacro: la rivelazione interiore e la rivelazione nella storia.
La religione personale si fonda sulla rivelazione interiore, le religioni dell'umanità si
formano grazie alla lettura da parte dell'uomo dei segni storici del sacro.
Sacro, lettura dei segni del sacro e linguaggio simbolico sono i dati fondamentali
dell'uomo religioso: alla facoltà di lettura dei segni del sacro Otto dà il nome di
divinazione; questa è un potere di contemplazione grazie al quale l'uomo religioso
acquisisce una visione intuitiva del mondo.
Dal guscio spezzato della razionalità erompe la potenza della vita, che la dialettica
tenta sempre e di nuovo di costringere in modelli riducibili a logica formale proiettando
la sua impotenza cognitiva in schemi e definizioni come nel caso della strega. Leggiamo
nelle pagine che seguono come J. Michelet ha descritto questo processo.
LA STREGA
"....i prediletti, i figli di famiglia, non si prendono troppo
affanno; contemplano, fantasticano; aspettano aspettando, sicuri che avranno la loro parte
di eletti. La poca attività che hanno si concentra nel ristretto cerchio dell'Imitazione.
Egli, il maledetto bastardo, a cui non tocca altro che lo scudiscio, non si cura
d'aspettare. Cerca e non riposa mai. S'agita, dalla terra al cielo. E' assai curioso,
fruga, entra, scandaglia e ficca il naso dappertutto.
Si fa beffe del Consummatum est, ne ride; e guarda sempre più lontano. Prende tutti i
rifiuti, quello che il cielo getta, egli lo raccatta. Per esempio, la chiesa ha gettato
via la natura, come impura e sospetta. Satana l'acciuffa, se ne fa bello. Anzi la coltiva,
se ne vale, ne fa scaturire le arti, accettando il gran nome con cui si vuole infamarlo,
il nome di Principe del mondo . S'era detto imprudentemente: -Guai a coloro che ridono!-
Era dare anticipatamente a Satana una parte troppo bella, il monopolio del riso, e
proclamarlo divertente. Diciamo di più, necessario perché il riso è una funzione
essenziale della nostra natura. Come sopportare la vita, se non possiamo ridere ?
La Chiesa che vede nella vita niente altro che una prova, si guarda bene dal protrarla. Il
suo rimedio è la rassegnazione, l'aspettativa è la speranza della morte. Vasto campo per
Satana. Eccolo medico, risanatore di vivi, consolatore, ha il potere di mostrarci i nostri
morti, di evocare le ombre dilette. Altra piccolezza che la Chiesa rifiuta, la logica, la
libera ragione. Ecco la gran leccornia, che l'altro afferra avidamente. La Chiesa aveva
edificato la scuola, vi immetteva alcuni chierici dicendogli: -"siate liberi" -
Tutti vi diventavano anchilosati. Trecento, quattrocento anni confermano la paralisi e il
punto di vista di Abelardo è quello di Occam. Satana insegnò alla strega e al pastore
nella scuola dei campi.
Insegnamento rischioso, ma proprio i rischi rinfocolavano l'amor curioso, lo sfrenato
desiderio di sapere e di vedere. La strega portava dal vicino cimitero un corpo rubato; e
per la prima volta si poteva contemplare quel miracolo di Dio, e così ebbero inizio le
scienze malvagie, la farmacia dei veleni e l'esecranda anatomia. Con tali vittorie Satana
era ben sicuro di vivere. La Chiesa da sola non avrebbe mai potuto distruggerlo. I roghi
non valsero a nulla, ma invece una certa politica. La Chiesa che con tutto il suo cuore
odiava il medico lo armò comunque contro la strega. La Chiesa nel secolo XIV dichiarava
che "se la donna si attenta a guarire gli infermi senza aver studiato, è strega e
deve morire". Ma come poteva ella studiare?
Ogni organismo che funziona bene è doppio, ha due lati. La vita non procede altrimenti.
E' un certo equilibrio di due forze, opposte, simmetriche, ma ineguali; l'inferiore fa da
contrappeso, risponde all'altra. La superiore s'impazientisce, e vuole sopprimerla.- A
torto.
Quando Colbert (1672) destituì Satana senza cerimonie, proibendo ai giudici di accettare
i processi di stregoneria, il tenace parlamento normanno, mostrò la portata pericolosa di
tale decisione. Toccare l'eterno vinto non è toccare il vincitore? Dubitare degli atti
del primo porta a dubitare degli atti del secondo, dei miracoli che fece per combattere il
diavolo. Le colonne del cielo hanno il piede nell'abisso. Lo sventato che scuote questa
base infernale, crea il rischio di lesionare il Paradiso". (25)
STREGONERIA ANTICA E MODERNA
Per magia si intende comunemente l'espressione del principio di
onnipotenza, che si manifesta come un potere esterno che invade l'uomo affinché eserciti
a sua volta un potere.
Noi ci discostiamo da questa visione e consideriamo magia quel potere non invasivo che
scaturisce dalle profondità dell'uomo come si potrà leggere nel capitolo Magia Solare.
Quindi anche se si nota una concezione diversa dalla nostra nei confronti della natura
antimagica del cristianesimo, è certamente molto interessante l'analisi che Galasso
Calderara e C. Sodini fanno a proposito della stregoneria:
"Vi sono almeno tre elementi che ci obbligano a tracciare una forte linea di
demarcazione fra stregoneria antica da una parte e cristiano-medievale e moderna
dall'altra. Tre elementi che convergono nell'identificare uno specifico; naturalmente, si
tratta di elementi non necessariamente coerenti tra loro, anche se ciò non significa che
essi siano contraddittori, l'azione dei quali non si è attivata contemporaneamente, né
con il medesimo peso né con le medesime conseguenze. Proviamo ad elencarli.
Il primo elemento basilare, è la natura profondamente antimagica del cristianesimo
e di tutte le religioni nate dal ceppo abramitico.
Ciò non vuol dire che nella cultura cristiana, ebraica e musulmana non abbiano potuto
svilupparsi istanze magiche, al contrario ci sono state e sono state imponenti. Il fatto
è che, se i vari sistemi mitico-religiosi dell'antichità si basavano sulla compresenza
di molte divinità e sulla loro azione interna alla natura, per cui diventava possibile e
non illecito, "piegare gli dei", l'attivare nei loro confronti formule e metodi
a carattere restrittivo; nulla di ciò è possibile nei confronti di un Dio unico,
Creatore e Signore assoluto d'una natura della quale Egli non è parte, e la volontà
insondabile del Quale coincide sempre e comunque con il Bene .
Fiat voluntas tua, suona la millenaria formula cristiana di preghiera a un Dio che
non si può piegare né costringere, bensì soltanto pregare. Tale formula è
irrimediabilmente opposta a qualunque forma di magia, a proposito della quale, è
sufficiente riflettere quanto, e fino a che punto, essa sia intrinsecamente
un'affermazione di una volontà di potenza quando non addirittura la formalizzazione
rituale di un delirio di onnipotenza. La sostanza di qualunque rito magico è un fiat
voluntas mea.
Il secondo elemento è costituito dal problema della realtà dei poteri magici,
ammessa senza difficoltà alcuna in tutte le culture caratterizzate da una Weltanschauung
immanente e negata invece dal mondo cristiano ben fermo sul principio che solo Dio padrone
della natura che ha creato, può interromperne e modificarne miracolosamente il corso là
dove i prodigia e i prestigia magici altro non possono essere se non
illusione. A questo riguardo va detto che il dibattito avviato dalla filosofia scolastica
in poi sui rapporti fra onnipotenza divina e poteri effettivi delle intelligenze angeliche
(anche del diavolo quindi) sulla natura e limiti della loro illusorietà modificò
profondamente l'atteggiamento di giudici, teologi e inquisitori nei confronti della
stregoneria.
Il legislatore romano non aveva nessun dubbio sulla possibilità che un certo tipo di
crimine si potesse realmente compiere anche per mezzo della magia. Esistevano nella natura
segreti sistemi di segni e oscure corrispondenze: chi li conoscesse, poteva ben trarre la
luna dal cielo, far scorrere i fiumi controcorrente e trasportare le messi mature dal
campo del vicino al proprio. Il giudice romano non puniva le intenzioni con cui
l'incantesimo era pronunciato, bensì gli effetti che detta azione aveva prodotto quando
su tali effetti esistessero testimonianze congrue e affidabili.
Per il legislatore cristiano solo Dio era il padrone della natura e nulla e nessuno poteva
modificarne il corso, l'esercizio della magia erano punite quindi solo a livello
spirituale come vana observatio, superstizione.
Nella storia della caccia alle streghe noi distinguiamo tre periodi: una lontana
preistoria, una fase di presupposti e antefatti, una fase di persecuzione effettiva.
Il primo periodo corrisponde ai secoli IV-XIII nei quali le "superstizioni
magiche" sono oggetto di critica nei Poenitentialia, ma dove ad essere
condannata è la fede che si presta, non la magia in sé e per sé. Il secondo ai secoli
XIII-XV durante i quali l'attenzione della cristianità approda a una generale
riconsiderazione dei fenomeni stregonici e alla conclusione, accettata ufficialmente dalla
Chiesa e fatta propria da papa Innocenzo VIII nella bolla Summis desiderantes del 1484,
che quella delle streghe fosse una congiura ordita in combutta col diavolo per confondere
l'intero genere umano. Il terzo periodo ,quello più orribile della caccia alle streghe,
si spinge ben addentro l'età moderna ed è un fenomeno tipicamente moderno (non
medievale), correlato con altri fenomeni moderni quali l'affermarsi del razionalismo
neoaristotelico, la crisi socioeconomica e i successivi duri episodi epidemici, la fine
della solidarietà di villaggio.
Il terzo elemento costituisce la netta demarcazione tra la stregoneria antica e
quella occidentale moderna e consente di comprendere lo scoppiare e il dilagare del
fenomeno della caccia alle streghe.
Tale elemento consiste nella tesi del rapporto stretto, personale e intenzionale fra
strega e demonio. Ora, il prestare alla creatura l'adorazione dovuta esclusivamente al
Creatore era atto di eresia, appurare la quale era compito dei tribunali inquisitoriali
che punivano il crimine (crimen maiestatis) con la morte; del resto, già il diritto
romano consentiva di far rientrare nel novero dei reati condannabili come crimen
maiestatis tutte le pratiche di magia in quanto pratiche private e segrete.
Con ciò, la via alla caccia era davvero spalancata.
La caccia alle streghe è una delle matrici dell'Europa moderna, essa è un prodotto non
del sonno, bensì della veglia della ragione." (26)
IL SIMBOLISMO NELLA COMUNITA' DI QUMRAN
A differenza di quanto di solito viene inteso dall'ortodossia
religiosa, è interessante vedere come si esprime presso la comunità di Qumran,
sviluppatasi nel secondo secolo a.C. sulle rive del mar Morto, la dinamica dualistica di
bene e di male all'interno della storia evolutiva dell'uomo.
"Se la simbolica di Qumran è una simbolica ricca, conviene però rilevare che
condivide la maggior parte dei suoi elementi con la simbolica di altre religioni.
Sul piano delle idee, il simbolismo che colpisce al primo colpo è il simbolismo della
luce e delle tenebre. La luce simboleggia il buono, le tenebre il malvagio. Sono molte le
religioni in cui questi due concetti sono all'origine di un numero consistente di sviluppi
simbolici. Nella Genesi, come in India ed in Cina, l'operazione cosmogonica altro non è
che una separazione dell'ombra e della luce. Il dualismo di luce e tenebre si trova anche
nella religione dell'antico Iran.
A Qumran, in ogni caso, ha preso un'importanza tutta particolare. Questa opposizione
luce-tenebre vi è rappresentata nella forma della dottrina dei due Spiriti, conosciuta
attraverso un passaggio della regola della Comunità.
Quando Dio ha creato gli uomini li ha posti sotto l'influenza di due spiriti: uno è lo
Spirito della Verità o Principe della Luce, l'altro è lo Spirito della Perversione o
della Ingiustizia o Angelo delle Tenebre.
L'umanità viene quindi ripartita in due grandi gruppi: i figli della Luce, che sono sotto
il dominio dello Spirito buono e i figli delle Tenebre che sono sotto il dominio dello
Spirito malvagio. I due gruppi sono nemici uno dell'altro e il mondo è il campo di
battaglia dove questi si affrontano.
Ma i due spiriti sono all'opera, ugualmente, all'interno di ogni singolo individuo (27). Infatti nella prima parte del Trattato degli Spiriti essi vi
appaiono come potenze cosmiche e mitologiche; nella seconda sono intese come tendenze
interiori dell'uomo".(28)
Infatti nell'uomo vi sono due spiriti in perpetuo contrasto: Dio li ha disposti in
parti uguali fino al termine finale, ha posto odio eterno fra le due categorie. Il
primo spirito aborrisce l'ingiustizia, il secondo invece odia le vie della verità. Si
tratta di una lotta che avrà termine soltanto alla fine dei tempi, come accennato dalla
citazione: Nel tempo stabilito per la visitazione, Dio sterminerà l'ingiustizia per
sempre. Da un lato abbiamo dunque l'affermazione che il contrasto in questione durerà
fino alla fine dei tempi, dall'altro ci viene detto, ed è cosa di notevole importanza,
che il dualismo in questione non ha le proprie radici in un dualismo metafisico, con una
divinità buona ed un'altra malvagia che si combattono in cielo.....
....... Il Dio d'Israele resta il sovrano assoluto, il creatore che decide anche quando
deve giungere la fine del creato e del male. Ma frattanto Luce e Tenebre si
contendono la sovranità del cosmo e gli spiriti di verità e d'ingiustizia il cuore
dell'uomo". (29)
Nei frammenti di oroscopi ritrovati nella grotta 4Q si legge: "ogni uomo riceve, alla
nascita, secondo il segno zodiacale sotto cui è nato, una certa parte di spirito buono ed
anche di spirito cattivo, ed è la mescolanza in lui di questi due spiriti, mescolanza la
cui proporzione differisce da un individuo ad un'altro, a collocarlo fra i Figli della
luce o fra i Figli delle tenebre, e a definire il suo livello di santità o di
perversione".(30)
MAGIA SOLARE
Nella sua lenta evoluzione la coscienza è il frutto più giovane che
l'uomo reca con sé. L'involuzione nella materia era necessaria alla sviluppo della
coscienza. Era necessario uscire dal grembo degli dei, nel quale l'uomo viveva, perdere la
Memoria per riacquistarla nella piena consapevolezza: con termini psicologici
differenziarsi.
La caduta: la libertà conquistata a prezzo del dolore. Presagito nei misteri antichi di
Osiride e Dioniso, nelle parole ispirate dai profeti il salvatore si manifesta infine nel
"Logos" incarnato, il figlio dell'Uomo, sceso a portare all'umanità dimentica
delle sue origini la consapevolezza della Memoria.
La coscienza pagana celtica, che aveva sentore della Venuta, venerava sulla collina di
Chartres la Vergine Paritura, colei che avrebbe partorito un sole. E non a caso su quella
collina fu eretta poi una cattedrale di misteriosa ed imponente bellezza, dalla quale
ognuno, una volta entrato, ne usciva trasformato. Voler considerare il cristianesimo
antimagico presuppone una non chiara idea del cristianesimo: il figlio di Dio si è donato
all'uomo per conferirgli, in estrema libertà la coscienza dell'Io sono. Il Cristo non
possiede l'uomo come gli dei pagani, è Vita e Forza d'Amore che si dona.
Ogni uomo porta nel tempio del cuore questa scintilla divina, alla quale anela di
congiungersi nella chiara luce della coscienza.
La magia del fiat voluntas tua è la magia solare, rinnega il fiat voluntas mea
che essendo delirio di onnipotenza è l'estrinsecazione di una possessione. La volontà di
potenza, che è volontà istintuale domina ed asserva. Quando l'uomo pronuncia il fiat
voluntas tua vive in armonia con il principio interiore, dynamis vivente della sua
anima. Non si pietrifica in un principio di onnipotenza che lo separa dalla sua fonte di
vita. Non esistono limiti alla magia se essa proviene non dagli istinti, ma dal potere
etico dello spirito.
Quando il cristianesimo divenne istituzionale con l'editto di Costantino, si rivestì
dell'apparato giuridico romano che lo costrinse in maglie sempre più strette. I miracoli,
che sono in effetti atti magici non scomponevano minimamente gli ebrei. Il Cristo non fu
ucciso per aver fatto i miracoli che in fondo il popolo si aspettava da lui, ma per aver
portato dinanzi agli occhi di tutti il miracolo dell'iniziazione: un tipo di coscienza
superiore (Il Regno dei Cieli è dentro di voi). La consapevolezza del Regno è potere
magico. Con la Chiesa diventata istituzione del romano impero, la figura del Cristo perse
il carattere di iniziatore ai nuovi misteri e divenne giudice impietoso; il clero vittima
del suo stesso potere, non esitò a perpetrare i più orrendi delitti in suo nome.
Continuò a crocifiggere in nome del Cristo crocifisso, che aveva vinto la morte, e
dimenticò il miracolo del Risorto. Dimenticò la vittoria della Luce, Chiara Luce di
Coscienza che travalica ed integra la morte.
Infatti questo processo di consapevolezza comincia a manifestarsi nell'insegnamento del
Budda. Egli già sei secoli prima di Cristo aveva indicato nell'ottuplice sentiero, come
controllo della mente nell'osservazione di se stessi, la Retta Consapevolezza:
"Agitata e ondeggiante è la mente .il saggio la dirige come l'arciere la
freccia". Sei secoli dopo Giovanni Battista, il precursore,
proclama: "convertitevi, cambiate le vostre menti, perché il Regno dei Cieli è
vicino".
La razionalità è un trabocchetto della mente che incatena l'uomo a se stesso, solo la
consapevolezza del pensiero che pensa può liberarlo. Questa è la conversione: uscire
dalle speculazioni della ragione per riconoscere in sé la presenza del Logos che si
manifesta nella coscienza del Pensiero Vivente, che è come dire, percepire nel pensare il
fluire della forza di vita.
Note
.-Paruit A. - Prefazione all'edizione francese di Spezzare il tetto della casa, Eliade M., Jaca Book, Milano 1988, pag. 3.
.-Si potrebbe dire che all'uomo compete continuare l'opera di salvezza iniziata dal Cristo nel mistero del Golgota. (Nota degli autori).
.-Eliade M. - Spezzare il tetto della casa, Jaca Book, Milano 1988, pag. 33 e seg.
.-Michelet J. - La Strega, Einaudi, Torino 1988, pag. 8 e seg.
.-Calderara Galasso E., Sodini C. - Abratassà, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 1989,pagg. 12-17
.-Non esiste presso gli Esseni , una vera e propria opposizione tra spirito e materia , ma questa, senza proprio essere considerata malvagia è guardata con sospetto. Ritroviamo invece sotto molteplici forme la paura della contaminazione e come avviene in molte società primitive, il sangue il sesso e la morte, che pure partecipano al sacro, sono sovente ambivalenti e causa d'impurità. Anche nei confronti della donna erano particolarmente diffidenti, le consideravano egoiste, gelose, abili a intrappolare e sedurre; in generale erano una "trappola mortale per l'uomo che tende alla perfezione".
.-Fontinoy C. - Il simbolismo nella comunità di Qumran, in I simboli nelle grandi religioni, a cura di J. Ries, Jaca Book, Milano 1988, pag. 173
.-Soggin A. - I manoscritti del Mar Morto, F.lli Melita editore, La Spezia 1981, pagg.167-168
.-Laperussaz E. M. - Gli Esseni, Queriniana, Brescia 1988, pagg. 79-80