Prefazione
Questo scritto nasce dal vissuto di una serie di fallimenti e da
una profonda crisi interiore, grazie alla quale anni fa entrai in contatto con
le opere di Rudolf Steiner e di Massimo Scaligero.
Vuole essere un tentativo di comunicazione, di comunione da anima ad anima.
Se poi sarà di aiuto a chi sperimenta il fallimento o di riflessione allo
psicoterapeuta, che vorrà continuare questa ricerca, voglio sperarlo.
Il contenuto dei vari capitoli è stato ordinato secondo una linea progressiva,
ma sono sicura che troverà nell'uso linee di forza interne, peculiari ad ogni
lettore.
I frammenti poetici, all'inizio dei capitoli, sono messi come strumenti
musicali, che ognuno può suonare per trame melodie ed assonanze; la frase
finale può essere tema di riflessione. Ambedue costituiscono quel linguaggio
poetico, frutto dell'intuizione, che viene tradotto in pensieri nel capitolo
stesso.
Firenze, agosto 1990
In silenzio ascolto le multiformi voci dell'anima, mille volti di
infiniti esseri, che da sempre abitano il teatro dell'umanità. Tutti
insieme nello spazio tempo terreno fanno risuonare la loro parola.
Si snodano pensieri e voci: i miti degli antichi dèi di Oriente e di
Occidente, fattisi voce nel tempo del Logos incarnato.
Ecco l'icona vivente: la Madre con il Figlio.
Risplende la Vergine Sophia, circondata di stelle.
Riluce l'antica saggezza: Iside liberata domina la seduzione incantatrice
del serpente.
Oltre i multiformi modi dell'essere nel silenzio si rivela il
"vuoto": si manifesta l'essenza umana, l'Io sono.
Morte umana rinascita divina danno compostezza ed armonia alla creazione.
Nell'alterno avvicendarsi si esprime la dinamica vivente dello Spirito.
Per la scienza la natura è morta e con essa Dio.
Tutto è ridotto alla miseria del numero, eppure l'uomo sente ancora l'esigenza
di trovare in essa l'espressione della divinità, di scoprire nella realtà
limitante e limitata le meraviglie celate dello Spirito. Sentiamo, anche se
oscuramente, ancora viva quell'essenza alla quale possiamo accedere tramite un
processo di pensiero: la coscienza dell'uomo può con umiltà svelarne l'essere
infinito.
L'anima umana è il campo su cui dapprima sarà necessario operare, prendendo a
prestito dalla scienza materialistica quell'atteggiamento metodologico che la
caratterizza: l'osservazione impersonale. Lo scienziato infatti osserva e studia
il fenomeno in calma interiore senza idee preconcette al riguardo, nello studio
e nell'osservazione dei fenomeni dimentica se stesso.
Se vogliamo conoscere l'anima possiamo indagare la variabile realtà della
psiche fondando il nostro metodo sull'osservazione imparziale alla luce di un
retto pensare. Non possiamo conoscere la realtà dell'anima, se indaghiamo i
fenomeni psichici, rimanendo all'interno dei fenomeni psichici stessi secondo i
parametri parziali della nostra personalità.
Bisogna allenarsi ad un pensiero imparziale, che permetta di scendere nelle
profondità dell'anima senza rimanerne travolti.
Quest'esperienza può essere fatta solo dal soggetto che osserva e sperimenta il
proprio mondo interiore di pensieri, emozioni ed istinti.
Solo se sperimentiamo e conosciamo il nostro mondo, possiamo comprendere il
mondo dell'altro ed immedesimarci completamente in esso.
È un processo di autoconoscenza che prevede un'attività luminosa di
coscienza. Si tratta di essere consapevoli di quel pensiero, fondamento
dell'attività razionale cui siamo abituati, che, come momento dinamico e
vivente, ci è sconosciuto. Pensiero del cui movimento pre-dialettico
solitamente non siamo coscienti, ma del quale possiamo riconoscere l'esistenza
nel momento intuitivo. Pensiero pre-dialettico che è prima del frantumarsi
nelle parole, prima ancora che sia manifesta la divisione fra soggetto che pensa
ed oggetto pensato, intendendo per dialettica quell'attività logico razionale
che divide e classifica.
È questo pensiero l'essenza che unifica l'uomo ed il mondo, perché è in
entrambi presente.
Compito difficile perché, immersi come siamo nella materia psichica, arduo è
l'impersonale osservare, arduo l'impersonale pensare, come giustamente intuì
Jung nella disputa fra Freud ed Adler: ciascuno dei due dava un'interpretazione
diversa dell'origine della nevrosi e presentava un aspetto peculiare della
realtà. Tale interpretazione era influenzata dal proprio carattere personale.
Freud, estroverso, metteva in evidenza l'influenza dei genitori sul
comportamento dell'individuo nell'infanzia. Adler, introverso, poneva l'accento
sulla risposta soggettiva, data dall'individuo, nel tentativo di superare il
senso di inferiorità. Ognuno coloriva lo studio del fenomeno secondo il suo
caratteristico modo di vedere il mondo. Ancor oggi ci accostiamo allo studio
della psiche ignorando lo strumento stesso del pensare, vittime di un pensiero
distorto da fatti psichici soggettivi, che è incapace di immergersi in essi con
impersonalità.
Vive in me sconosciuta la saggezza dello Spirito.
Brune oche selvatiche |
II termine "inconscio" deriva dalla filosofia e fu oggetto di
studio sistematico fin dai tempi di Leib-nitz. Egli riconosceva "le piccole
insensibili percezioni, di cui non ci si accorge, come processi psichici oscuri,
che costituiscono la vita della monade nel suo grado più basso"(1).
Kant affermava che possiamo essere coscienti "mediatamente" di una
rappresentazione di cui non siamo coscienti "immediatamente"(2).
Eduard von Hartmann attribuì all'inconscio i caratteri di un principio
universale, essenza della realtà, che, in se stesso sopracosciente, è in noi
incosciente.(3)
Raramente si è preso in considerazione l'elemento
spirituale, che è stato trascurato ad eccezione di alcuni; di questi ricordo
Assagioli, Jung e Maslow.
Assagioli, già negli anni venti, vedeva nella Psicosintesi l'integrazione di
tutti gli elementi e funzioni della psiche, fra i quali il bisogno di elevazione
spirituale.
Jung riconosceva nel processo di individuazione la possibilità di trascendere i
confini ristretti dell'io per collegarsi con il Sé.
Alla fine degli anni Sessanta la psicologia transpersonale, che si ispirava
all'opera di Maslow, riconosceva la spiritualità come proprietà fondamentale
della psiche:
"Tutti quelli che iniziano a intuire fondamentalmente il
sé transpersonale, potranno capire che esiste un solo Sé che assume diverse
forme esteriori, poiché ogni persona ha l'identica intuizione di questa stessa
qualità dell'Io che trascende il corpo... Il numero totale di Io trascendenti
è uno solo"(4).
Come si può notare l'inconscio è di volta in volta considerato sia in termini
riduttivi che metafisici: si tratta in ambedue i casi di mezze verità.
L'anima è dinamica e molteplice nelle sue manifestazioni: in essa esistono allo
stato potenziale qualità positive e qualità negative. Nell'uomo coabitano sia
il santo che l'assassino.
L'uomo è la risultante di eredità fisiche, familiari, storiche, nazionali e
risente dell'educazione, della cultura e dello spirito dei tempi.
Mille volti, mille voci si agitano in un susseguirsi incessante, ma ognuno di
noi sa che nel profondo c'è un filo, che connette voce a voce, volto a volto.
Basta sospendere per un attimo il brusio per percepire quella connessione
ininterrotta, di cui non siamo consapevoli.
Osservate il Cielo. Non è mai lo stesso ed è sempre lo stesso: una volta
stellata al chiarore della luna, buio e cupo in una notte di novilunio, azzurro
e terso in una bella mattina di primavera, grigio e scuro durante un temporale,
sfolgorante di oro e di rosso al tramonto, tenue e rosato all'alba...
Allo stesso modo possiamo essere bui, cupi, tersi, nuvolosi, sfolgoranti,
tenui... Possiamo esserlo e addirittura non saperlo, secondo un meccanismo
automatico inconscio di censura e rimozione, e possiamo perfino non essere
coscienti del nostro stesso Io. In quest'ultimo caso ciò avviene, perché ci
identifichiamo di volta in volta negli stati d'animo e di conseguenza perdiamo
la consapevolezza della nostra essenza; ma se ci fermiamo un attimo ed
eliminiamo tutti gli aggettivi, siamo in grado di percepire il nostro essere
"cielo".
Nel silenzio interiore possiamo percepire l'Io.
Tranne poche e rare eccezioni il nostro ego è come un piccolo faro che fruga
nell'oscurità senza sapere di essere esso stesso il generatore di luce. E se
l'ego vuole conoscere l'oscurità che lo circonda, più che l'oscurità deve
penetrare se stesso per giungere alla sorgente della luce, l'Io...
Con l'espressione "mezze verità" intendo dire che non si può
trattare di inconscio e complessi, di archetipi, dèi o demoni astrattamente.
Abbiamo a che fare con una zona sconosciuta, profondamente diversa dal mondo
fisico e con entità reali. Zona ed entità che possono essere conosciute solo
se intuiamo la forza spirituale che è in noi e che si manifesta dapprima come
pensiero razionale. Questo tipo di pensiero viene di norma afferrato dai nostri
stati d'animo, che sono forze del sentire, e dagli istinti, forze del volere, e
perde il suo luminoso potere.
Particolari circostanze mi hanno portato incontro le opere di R. Steiner ed in
queste ho trovato idee che mi hanno fatto e mi fanno riflettere:
. (5)""Se l'io opera in modo perfettamente sano nell'anima, la scambievole azione fra pensare, sentire e volere viene guidata in modo che si influenzino reciprocamente senza disturbarsi... Qualora l'io sia indebolito, tutto il processo devia, il pensare deviato si mescola con il sentire, con il volere... Anziché realizzarsi fra le forze dell'anima una regolare collaborazione sotto il dominio dell'io, ora il pensare (senza che l'io sia in grado di svolgere la sua attività ordinatrice) afferra il sentire e magari anche il volere. Tali cose possono verificarsi nelle turbe nervose ed isteriche descritte dagli psicoanalisti.
Che il pensare dell'uomo moderno riesca a tenersi sempre più indipendente dalle onde dei sentimenti e della volontà, rappresenta un'esigenza importante. Se nell'inconscio il pensare si immerge nelle onde dei sentimenti, allora per l'organismo avviene qualcosa di disordinato e ciò è estremamente pericoloso. Soltanto il pensare è orientato verso il mondo fisico, il sentire è per sua natura in rapporto con il mondo spirituale... si trova in relazione con tutti gli esseri spirituali che dobbiamo considerare come realtà.
Se l'uomo si immerge nella propria vita di sentimento fornito di concetti inadeguati, viene a collisione con gli dèi, ma anche con quelli cattivi... Questa inadeguatezza si verifica in quanto nella sfera del sentimento sono presenti molte più cose che nella sfera dell'intelletto ordinario... Sebbene nella nostra epoca materialistica l'uomo, per quanto riguarda la sfera dell'intelletto, sia emancipato, tuttavia nel mondo dei sentimenti egli si immerge con concetti inadeguati, ecco perché si ammala. Il rimedio sarebbe quello di condurlo a concetti capaci di afferrare anche la sfera del sentimento, vale a dire di parlargli nuovamente del mondo spirituale, nel modo e nel senso più ampio
Ho voluto trascrivere questo lungo brano, perché offre molti
spunti di riflessione. Solitamente consideriamo realtà solo la materia
tangibile e siamo portati a negare il resto; questo accade perché pretendiamo
di usare, per realtà non fisiche, categorie basate sul concetto di quantità,
in verità realtà diverse esigono strumenti diversi. È necessario essere
consapevoli che esistono altri mondi oltre quello fisico, anche se non siamo in
grado di dimostrarne l'esistenza secondo le categorie del quantificabile.
Non possiamo parlare astrattamente e genericamente di dèi e demoni, che sono
entità reali anche se sconosciute, dobbiamo diventare consapevoli mediante
concetti adeguati della loro realtà. Illuderci di entrare nel così detto
inconscio, in cui si agitano forze più potenti di noi, per mezzo di una
attività razionale inadeguata, l'intelletto ordinario, è pericoloso; corriamo
il rischio di venirne travolti e dominati.
Chiunque voglia conoscere se stesso deve sapere quali sono i pericoli cui va
incontro, se entra in una zona sconosciuta senza gli strumenti adeguati di
conoscenza.
Lo stesso Jung nella sua autobiografia ricorda:
"Specialmente in questo periodo, quando ero occupato con le mie fantasie, mi serviva un punto di appoggio in questo mondo e posso dire che per me era rappresentato dalla famiglia e dalla attività professionale... I contenuti dell'inconscio avrebbero potuto farmi perdere la bussola."(6).
D'altronde sappiamo anche quanto poche siano nella pratica
psicoterapeutica le terapie riuscite e quanto, nella maggior parte dei casi, si
tratti solo di successi temporanei o parziali.
Usiamo in modo astratto concetti quali impulsi, complessi, archetipi, inconscio
e, facendone un'astrazione, non ci rendiamo conto che l'uomo è realmente in
rapporto con un mondo totalmente diverso da quello fisico.
Un mondo nel quale è possibile entrare senza pericolo, solo con l'aiuto di un
pensiero consapevole della forza e del movimento, che scaturiscono dalla fonte
perenne di luce, dalla quale esso stesso origina.
Lo sviluppo di tale tipo di pensiero è lo strumento adeguato per una corretta
indagine psichica. Nell'addentrarci in un mondo reale e sconosciuto esso ci
protegge da forze, che altrimenti potrebbero annientarci.
Inconsapevole vivo l'eternità dell'Io.
CONTRIBUTO
PER UNA
"TOPOGRAFIA DELL'ANIMA"
Materia minerale |
Destando il ricordo del principio divino l'uomo riascende
alla luce della coscienza verso le altezze ormai dimenticate.
Nel magma della materia, nell'incontro scontro con istinti e passioni l'io
prende coscienza di sé e desta la coscienza dell'anima senziente. L'attrazione
e la repulsione, la simpatia e l'antipatia fanno sì che si riconosca come io
senziente negli avvenimenti.
Dominando istinti e passioni per mezzo della ragione elabora l'anima razionale
affettiva. La coscienza dell'io si differenzia ed amplia sempre di più, l'uomo
agisce in modo sempre più consapevole.
Accrescendo il livello di consapevolezza giunge alle soglie dell'anima
cosciente: elabora la coscienza consapevolmente.
Nella coscienza si esprime l'elemento originario, l'Io, che affiora sconosciuto
in ogni processo di conoscenza: nel momento cognitivo si manifesta l'intima
connessione fra io e pensiero. Di tale connessione possiamo essere consapevoli
mediante un atto volitivo di osservazione del momento pensante. Se ci fermiamo
ad osservare volitivamente un qualsiasi processo di pensiero, scopriamo di
essere, come io, spettatori ed attori di un movimento interno al pensare, che è
luce formativa dello stesso processo pensante.
Le differenti teorie della personalità hanno rivolto quasi
sempre l'attenzione all'inconscio, perdendo così di vista il reale soggetto dei
fenomeni psichici: l'io.
Nel loro intenso lavoro gli psicologi clinici, da Freud in poi, sono giunti alla
stessa conclusione. Il conflitto, inconsciamente rimosso (inconscio personale),
rimane attivo al di sotto del livello di coscienza e produce sintomi, costella
una attività autonoma (complesso), indipendente dalle motivazioni della
coscienza. Tale attività si comporta come una personalità secondaria, una
subpersonalità secondo la definizione di Assagioli. Jung ipotizzò anche
l'esistenza di un inconscio collettivo, un serbatoio nel quale tutti gli uomini
hanno in comune contenuti inconsci.
A questo punto la ricerca psicologica esige una maggior precisione, dobbiamo
penetrare ancor più profondamente nel mondo della nostra anima.
Secondo una realistica immagine di padre G. Vannucci possiamo portare luce e
coscienza nell'oscurità della grotta. In essa scopriremo non solo l'esistenza
di forze distruttive, sessualità ed aggressività, ma anche la presenza di un
nucleo divino: la Vergine con il Bambino, l'annullamento della brama e di tutte
le affermazioni egoistiche. Nel grembo azzurro della Vergine Madre splende il
Logos: l'anima cosciente si immerge ed illumina la tenebra dei complessi
psichici.
L'uomo può essere consapevole delle forze cosmi-che che vivono in lui: dalla
conoscenza di sé si volge alla conoscenza del mondo e scopre in sé il
macrocosmo.
Riconnettendosi con la luce del principio la coscienza umana da il nome alle
forze che riconosce in sé ed avvia un processo di trasformazione interiore.
In realtà, attraverso ciò che genericamente chiamiamo inconscio si manifestano
due campi di forze finora pericolosamente frammiste: psiche infera e psiche
supera.
La prima tellurica, regno della brama, è governata da istinti e passioni, che
possiedono l'uomo, lo rendono schiavo di pensieri ed azioni, automatici ed
autonomi rispetto alla sua volontà.
La seconda luminosa lo incita alla consapevolezza, lo conduce verso una volontà
libera, lo trasforma in un essere divino in armonia con il mondo.
Sono forze reali a cui le religioni di tutto il mondo, fin dai tempi antichi,
hanno dato un nome: dèi e demoni.
La scienza ortodossa fondata sulla materia, da cui la metodologia del
quantificabile, non può riconoscerle, le sfuggono. Ci vuole spregiudicatezza e
metodo per riconoscere l'esistenza di un mondo che è dentro ed oltre la
materia. Certo non possiamo percepirlo con i sensi, ma possiamo percepirlo con
il nostro pensiero, immaginarlo, intuirlo e rendere l'io testimone di quella
percezione.
Basta ricordare la perennità dell'essere cielo. Quella perennità è il nostro
io, la scintilla divina immanente, che nel grembo della materia si manifesta
come ego.
Nel corso della vita esso si arricchisce sempre più di esperienze. Gli influssi
dell'ambiente, della famiglia, l'ereditarietà, lo scambio dei rapporti, lo
spirito dei tempi dilatano il campo d'esperienza dell'uomo. Parte di tale
esperienza viene rimossa e, respinta fuori dal campo della coscienza, si
sedimenta come inconscio personale. Zona sconosciuta che è solo una
infinitesima parte delle ampiezze e della profondità dell'anima. Nell'anima
l'io è in contatto con un nucleo divino (inconscio superiore) e con i processi
corporei, la natura animale, governata da istinti e passioni, il mondo della
necessità, retto dai principi del piacere e della selezione per la
sopravvivenza (inconscio inferiore).
Forze extraumane, che sono superumane e subumane, abitano la misteriosa vastità
dell'anima, che l'uomo vuole conoscere e che finora è stata definita
genericamente inconscio.
Le forze dell'inconscio inferiore appaiono come personalità autonome, a volte
fra sé contrastanti, nelle quali di volta in volta l'io si identifica.
Identificandosi si frantuma e si rispecchia in esse.
Nell'incontro scontro con le forze della natura nasce la coscienza, espressione
dell'Io, l'elemento originario.
Ho cercato di rendere graficamente questo processo, anche se in tal modo si
cristallizza il movimento, che è la dinamica vivente del processo stesso. (
vedi figura)
1-inconscio superiore - l'Io principio originario |
Daremo vita alla rappresentazione grafica immaginando questo
processo di caduta e di riascesa.
Nella caduta la forza dell'Io si dirama in tre correnti, pensare, sentire e
volere, le quali tendono a ricostituire l'unità originaria via via che il
livello di coscienza si evolve.
Attraverso le forze, che si sviluppano nell'impatto con la materia, si elaborano
nell'anima zone sempre più evolute di coscienza.
Nell'incontro con le forze della natura l'io è dapprima schiavo di esse, sente
piacere e dispiacere, prova gioia e dolore ed impara a riconoscersi come ego:
vive secondo una volontà istintiva.
Lentamente domina questo mondo caotico tramite il pensiero e sviluppa una forma
di coscienza razionale affettiva: sorge la consapevolezza della dualità di io e
mondo.
Successivamente, sottraendo il pensiero alla strumentalizzazione di inferiori
forze del sentire e del volere, l'io comincia ad essere consapevole dell'intima
essenza spirituale: intuisce il principio divino che unifica io e mondo.
I tre livelli di coscienza sono contemporaneamente presenti.
In realtà si tratta di un processo molto più vivo e misterioso, che per ora
possiamo solo accontentarci di intuire.
L'anima è vita infinita e misteriosa, possiamo addentrarci sempre più nella
sua realtà, solo se ci innalziamo con le forze spirituali dell'io a livelli di
coscienza sempre più evoluti.
L'uomo, spirito delle origini, progredisce laboriosamente da stadi inferiori di
coscienza a stadi sempre più elevati, trasforma in sé le forze della natura e
si avvia verso l'ascesa consapevole a quel mondo, del quale ha perso la memoria.
Nella metamorfosi vive la folgore dell'Io sono.