LA COPPIA

 

Nostalgia

attrae gli amanti

alla fonte

della memoria

 

Quando siamo innamorati, il mondo intorno a noi cambia.

È come se la vita si tingesse di colori smaglianti e l'aria si riempisse di musica. Tutto ci sorride. Non siamo più soli, ci sentiamo finalmente uno e siamo felici...

Percepiamo quell'unità della quale è ancora conservata memoria nel mito dell'Androgine. L'essere dalle qualità maschili e femminili insieme, l'uomo perfetto, fatto ad immagine e somiglianza di Dio.

Di quell'unità è rimasto solo lo sbiadito ricordo nel mito. Da allora la nostalgia dello stato originario attrae uomini e donne, che si cercano incessantemente, anche se ciò che quasi miracolosamente li ha fatti riconoscere nella moltitudine si perde nella quotidianità del vivere.

Quasi sempre l'amore divampa e si consuma e, dopo un periodo più o meno breve di tempo, non rimangono che ceneri. Esso si riveste di menzogna e muore lentamente.

Finché il miracolo non si ripete...

Si riaccende la scintilla, tutto riacquista vita, il mondo ci sorride di nuovo, ma anche questa volta non rimarrà che cocente delusione: colui che ci dava la vita diventa ogni giorno più ostile.

Come mai l'angelo, che ci ha resi felici, finisce per rivelarsi quasi sempre come il peggior nemico? Come mai subentra prima o poi l'avversione?

Il pensiero d'amore, che entro ed oltre l'attrazione dei sensi ci ha fatto riconoscere fra mille le qualità dell'altro, va coltivato ad ogni istante per tutta la vita.

La devozione e la fedeltà all'essere, che racchiude in sé tutti gli esseri, alimentano quel fuoco d'amore, che finirebbe per esaurirsi, se fosse abbandonato a se stesso.

Per un periodo più o meno lungo ci si aprono le porte del Paradiso, ma se non siamo svegli, se non superiamo le apparenze della banalità quotidiana, se, come Vestali il sacro fuoco, non teniamo accesa con volontà quella fiamma nata dal miracolo, esse si richiuderanno inesorabilmente e sarà tutta colpa dell'altro, naturalmente...

Le tecniche di terapia della coppia in crisi spesso si rivelano inadeguate. Non è agendo sulle zone della psiche inferiore, né sulla sessualità, forza caduta dell'amore, che troviamo la soluzione della crisi.

La soluzione è nella realizzazione quotidiana di una ferma determinazione di volontà di amore.

Tale determinazione volitiva nasce dal pensiero consapevole della propria sostanza perenne, che è trascendenza dell'uomo: incarna nel rapporto fra due esseri il motivo spirituale dell'agire morale.

La volontà d'amore trasforma il sentire ordinario, condizionato dai sensi, dagli istinti e dalle passioni, in un sentire più alto. È un sentimento forte e maturo, capace di superare tutti i disagi del vivere quotidiano.

È l'amore che nasce dalla consapevolezza dell'unione spirituale esistente fra uomo e donna, che vive

sconosciuta e rivestita di quotidiana menzogna in ogni coppia.

La volontà d'amore ci conduce attraverso il campo della morte; va svelato l'inganno che si cela dietro il tradimento, la separazione, l'avversione, la fascinosa attrazione sessuale...

In realtà i due sono uno, nonostante l'apparente velo della miseria quotidiana. Tale consapevolezza porterà al compimento di quel Sacro Mistero, unione alchemica di Sol et Luna, al quale si riferiscono quasi tutte le religioni sia d'oriente che d'occidente.

Nel vangelo gnostico di Tommaso leggiamo:

"Quando farete di due uno e del dentro fuori e del fuori dentro e dell'alto basso e se fate d i maschio e femmina uno solo, affinchè il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina, allora entrerete nel regno"(1).

ed ancora nel vangelo di Matteo:

"Non avete letto che il creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così non sono più due, ma una carne sola." (Mt 19,4-6)

Anche l'amore che Dio nutre per l'uomo è un amore nuziale, fedele e generoso:

"Ti ho fatta crescere rigogliosa come una pianta campestre. Sei cresciuta e ti sei fatta donna: i seni hanno preso forma e sono comparsi i peli. Sei

diventata molto bella, ma eri completamente nuda. Sono passato di nuovo vicino a te e ho visto che avevi raggiunto l'età dell'amore. Allora ho disteso il mio mantello su di te per coprire il tuo corpo nudo. Ho promesso di amarti e ho giurato di sposarti. Così sei diventata mia. Questo lo dico io, il tuo Dio, il Signore". (Ez 16, 7-8)

Dio ama il suo popolo come l'uomo la sua donna, anche se questa lo tradisce:

"II Signore mi disse ancora: ama la tua donna anche se ti tradisce con un amante. Amala, come il Signore ama gli Israeliti, anche se si rivolgono ad altre divinità e si dilettano nell'offrire agli idoli dolci di uva passa." (Os 3,1); "Un giorno, io, il Signore la riconquisterò. La porterò nel deserto e le dirò parole d'amore." (Os 2,16)

Questo è il segreto d'amore celato nella coppia: vincere, nella fedeltà e nella devozione, la natura inferiore al fine di incontrare il compagno nelle regioni sideree dell'azzurro manto della Vergine, che sconfigge il serpente...

L'amore umano è ancora nelle spire del serpente.

Il tradimento, l'avversione, l'attrazione erotica, l'oblio della nostra natura spirituale costituiscono il manifestarsi di quel potere nefasto e nel contempo sono la prova da superare.

Nella prova, via via che prende coscienza, tramite il dolore, dello squallore e della menzogna in cui vive, la coppia inizia a lottare con volontà d'amore contro l'antico inganno.

Rimanendo fedeli all'essere luminoso dell'altro, nascosto sotto la maschera di squallore e miseria che quotidianamente mostra, come Psiche nel mito ritroviamo Amore; ritroviamo in noi stessi l'eterno principio spirituale, che è della medesima sostanza di quello del nostro compagno.

La fedeltà esige l'annullamento del nostro egoismo, ci permette di comprendere il silenzio, il dolore, i limiti, i fallimenti, le speranze di chi ci è compagno di vita.

Con la forza di donazione, che è insita nella fedeltà, riconosciamo in lui l'essere spirituale che è il nostro medesimo essere. Esso è la stessa identità di io e pensiero, che possiamo percepire, quando concentriamo tutta la nostra attenzione sulla nostra attività pensante: in quel momento sperimentiamo la trascendenza del pensiero, la nostra stessa trascendenza...

Sveliamo l'inganno del sensibile quando diventiamo consapevoli di quella zona dell'anima non contaminata dalla corporeità: nella quale è il segreto del Pensiero Vivente.

Il pensiero ha in sé un potere, che ci rimane ignoto, in grado di liberare l'anima dalla schiavitù dei sensi. Come San Giorgio affranca la principessa dalla prigionia del Drago, così lo spirito, che percepiamo nel pensare libero dai sensi, scioglie le catene, che avvincono l'anima alla corporeità.

Vincendo l'avversione in noi sveliamo la menzogna, che si cela nel rancore che il nostro compagno ci manifesta.

Con il dominio di noi stessi e con la forza della donazione fedele tendiamo verso quel mistero, che fa di due uno.

È il mistero dell'Androgine. La compiutezza dell'essere maschile e femminile, rappresentata nell'iconografia cristiana dalla Vergine con il Figlio. Il più alto mistero.

Nelle sacre nozze fra anima e spirito un giorno l'uomo potrà incarnare la sacralità dell'Amore. Meta verso la quale già fin da ora può tendere.

Il pensiero infatti è atto di amore: si dona nell'oggetto e forma l'idea. Anche la volontà è atto di amore: l'intuizione si dona al mondo come volontà d'azione. La forza di donazione che forma l'oggetto nel pensiero è la stessa forza di donazione che sollecita la volontà d'amore. Essa nasce nella consapevolezza del movimento di vita che è interno al pensare: da tale consapevolezza inizia il cammino dell'uomo verso la libertà.

Mi rendo conto che è possibile scambiare tale volontà per perversa volontà di annullamento. Quest'ultima nasce dalla mancanza di dignità e di rispetto verso noi stessi, è un impulso di morte, che emerge dalla psiche inferiore ed in quanto tale va smascherato.

In realtà la volontà di amore nasce dal pieno riconoscimento della nostra inoppugnabile dignità di uomini; riconoscimento per mezzo del quale possiamo superare i limiti egoistici e riconoscere nell'altro, nonostante i suoi errori, la stessa luce spirituale che è in noi. Essa esige da noi il rispetto di noi stessi.

La volontà d'amore è pertanto espressione della massima libertà: non è sottoposta alla costrizione di leggi sociali o dogmi religiosi. È determinazione volitiva di donazione, sollecitata dall'intuizione individuale. Si esprime nella vittoria sull'egoismo e la volontà di possesso e li trasforma in atto di amore.

È un morire per risorgere.

Supera e trascende ad ogni istante la maschera di avversione in noi e nel compagno della nostra vita e svela, celata oltre l'apparenza fisica, la sua e la nostra realtà.

 

Nella luminosa volontà di donazione risplende Amore.

 


FINALITÀ DELLA PSICOLOGIA

 

Voglio incarnare lo spirito d'Amore

spirito di libertà che abita il tempio

della mia anima

 

Lo studio dei fenomeni psichici e la pratica psicoterapica sono tesi alla conoscenza di quel misterioso e dinamico elemento dell'organizzazione umana, che costituisce l'anima.

Eppure l'anima, nelle sue ampiezze e profondità, per quanto sia conoscibile, non è mai del tutto conosciuta.

Dai tempi di Freud ad oggi sono stati fatti numerosi progressi, ma è mancata, se non per rare eccezioni, la consapevolezza della presenza del terzo elemento della costituzione umana: lo spirito. Quella presenza dello spirito, che possiamo intuire in noi nel momento della concentrazione, nella quale osserviamo la nostra forza pensiero, che è in sé movimento e sostanza spirituale.

In una serie di appunti che risalgono all'inizio degli anni ottanta mi domandavo: Qual'è il fondamento... la finalità della psicologia oggi? È forse l'instaurarsi di un rapporto nuovo fra terapeuta e paziente, nel quale il paziente viene accettato così com'è, senza giudizio, né pretese che sia diverso, sia cioè compreso nel suo essere individuale? Questa considerazione parte forse dal presupposto che l'uomo sia egli stesso l'unico creatore di regole cui attenersi? Ma allora le regole sociali ed il rapporto con gli altri, le leggi che funzione hanno? È possibile che, in tal modo, sia destinato a diventare un ribelle, un emarginato respinto da una società, che ha regole ben precise di comportamento, alle quali deve obbedire, se ne vuole fare parte?

In effetti tutti questi interrogativi giravano intorno ad un'unica idea: può l'uomo essere realmente libero?

Ecco, io credo che il fine della psicologia sia quello di aiutare l'uomo ad essere libero, libero soprattutto da se stesso come essere vincolato alla natura, nella quale si impongono le leggi degli istinti e delle passioni, degli imperativi categorici, del dovere.

Il terapeuta può aiutare il paziente a trovare in se stesso quell'intimo volere, che scaturisce dall'intuizione individuale e costituisce il motivo del suo agire... L'azione, se è frutto dell'intuizione, non è mai contraria alle leggi, che furono a suo tempo frutto dell'intuizione di altri uomini.

Siamo liberi, quando siamo in grado di agire secondo la nostra intuizione individuale. Tale libertà è profondamente diversa dalla pseudolibertà di chi vuoi fare ciò che gli pare.

In questo caso l'uomo è schiavo di se stesso, della sua natura istintuale e passionale e, in mancanza dell'intuizione individuale, di fronte agli eventi della vita è costretto ad agire o ribellandosi oppure ubbidendo a norme esteriori, che sono state pensate da altri e che sono state da lui introiettate, a volte così profondamente, fino al punto di essere convinto che sono sue.

L'azione motivata dalla consapevole intuizione individuale è di per se stessa azione morale in accordo con le leggi della società, che verranno usate non

per cieca obbedienza, ma per sano giudizio inte-riore.

Ci si rende conto che non sarebbe possibile da parte del terapeuta indicare il cammino verso la libertà, se egli stesso non percorresse già quell'interiore processo di trasformazione e di liberazione.

Lo psicologo può indicare, non imporre (mi sembra implicito) quella strada, solo se sperimenta in se stesso la presenza dello spirito, che unicamente possiede per sua stessa natura la forza terapeutica. La consapevolezza in sé di forze ed essenze spirituali gli permette di riconoscere che, in ultima analisi, la malattia psichica è la manifestazione di un caos interiore, per mezzo del quale reali forze psichiche inferiori si impongono all'uomo rendendolo malato ed ossessionandolo, a volte, fino alla possessione.

Il cammino dell'anima sulla Terra è un processo iniziatico, che, come intuì Dante, ci conduce dalle tenebre della "selva oscura", dove siamo assediati da belve feroci, alla conoscenza delle armonie delle sfere.

Attraverso tale processo possiamo riconoscere in noi, in un primo momento, le forze delle tenebre (l'Inferno), successivamente con la rinuncia dei nostri egoismi, piccoli e grandi, le purifichiamo (il Purgatorio) per giungere infine alla conoscenza delle forze spirituali cosmiche in noi stessi (il Paradiso).

La guarigione si realizza, quando, riconosciute ed accettate le parti peggiori di noi stessi, le purifichiamo rinunciando all'attaccamento ai nostri impulsi istintuali ed emotivi. In quel momento si fa strada in noi la consapevolezza della nostra essenza spirituale, che è la vera forza di guarigione.

L'egoismo si trasforma in capacità di donazione ed è la vita.

L'uomo passa per gradi da un livello di coscienza inferiore, in cui riconosce ed accetta in sé l'esistenza di istinti e passioni, ad un livello superiore che si manifesta come conoscenza ed amore. Attraverso un atto volitivo di r i n u n e i a, motivato dall'intuizione di se stesso come essere spirituale, purifica gli elementi oscuri e li trasforma.

L'ossessione, assedio possessivo di forze inferiori, si trasforma in volontà di donazione consapevole allo Spirito ed al mondo.

Attraverso un processo lungo e difficile si svelano le forze di Luce, che ci aprono le porte della conoscenza reale. Infatti il pensiero razionale ed astratto ha prodotto finora un tipo di conoscenza che è solo formale e descrittiva. Un pensare non vivificato dalla volontà, non consapevole della forza vivente che lo pervade permette di conoscere il fenomeno solo nel suo aspetto formale: numero, peso e misura. Quando manca la percezione dell'elemento vivificante che scorre ignorato nel pensiero sfugge inevitabilmente la sostanza stessa del fenomeno.

La psicologia può sondare altezze e profondità sconosciute con lo strumento adeguato. Fondamento di un nuovo metodo di indagine è la forza del pensiero libero dalle contaminazioni di forze psichi-che inferiori, che non sono pertinenti al processo stesso di conoscenza. Tale pensiero è l'unico strumento in grado di dare una vera conoscenza della realtà dell'anima.

Consapevole della forza spirituale insita nel pensiero e che muove il pensiero stesso, la scienza psicologica può recare il proprio contributo al laborioso processo evolutivo dell'umanità.

Lo Spirito è già presente in noi e si manifesta come pensiero. Il pensare consiste nella possibilità, peculiare ad ognuno di noi di sintetizzare qualsiasi processo di conoscenza. E il potere di sintesi del pensiero, che mi permette di unificare l'azione fra soggetto ed oggetto nel verbo. Tale potere di sintesi, che si manifesta in me come soggetto pensante, vive nel pensiero di ogni uomo.

Anche se nella forma involuta di pensiero riflesso, già fin da ora vive nel pensare la coscienza della Nuova Pentecoste.

Nel pensiero arde luminosa la Vita dello Spìrito.

 


IL FUTURO

Nell'oscurità profonda della materia

si evolve la coscienza

per la creazione di

nuovi mondi

 

Come abbiamo visto l'essere dell'uomo caduto nel tessuto spazio temporale procede progressivamente verso la redenzione.

Questa comincia a manifestarsi nel pensiero intuitivo.

Tramite il pensiero l'uomo può unire percezione e concetto e costituire la sintesi fra materia e spirito, nella quale è uno con il mondo.

Il pensare che ha creato l'universo è lo stesso che si manifesta nell'uomo, anche se per ora come morto pensiero astratto o pensiero riflesso dalla corporeità. Esso è già presente in noi, solo che viviamo in uno stato di oblio transitorio dell'essere perenne, nel quale pensiero umano e pensiero divino costituiscono la stessa sostanza. Si tratta di essere gli osservatori coscienti, di sperimentare in noi stessi la dynamis interna al pensare, della quale siamo appena coscienti nell'intuizione.

Il futuro è già delineato in tale progressiva presa di coscienza, che fin da ora possiamo realizzare o no. Sta a noi scegliere.

Virtualmente i presupposti esistono ed i mezzi per realizzarli anche. Una volta intuita la realtà spirituale dell'uomo, essi possono diventare operativi.

È questo l'intento che mi ha spinto a scrivere: che i lettori possano diventare, essi stessi, soggetto dell'esperienza pensante e, tramite tale esperienza, tradurre in realtà individuale le loro intuizioni.

Non esistono né formule magiche, né maestri, questa è l'epoca in cui noi stessi possiamo essere liberi artefici del nostro vivere quotidiano. Sarebbe vano, se tutto fosse lasciato come morta astrazione e non fosse vivificato dalla esperienza individuale.

Non nego affatto con ciò la possibilità della pratica psicoterapeutica, ma essa esige la consapevolezza di cosa significa essere terapeuti, tale consapevolezza nasce dalla conoscenza del proprio mondo interiore nelle sue molteplici manifestazioni di ordine superiore ed inferiore ed è certezza, tramite la personale esperienza intuitiva, della presenza della sostanza spirituale nell'uomo. Sostanza che in ultima analisi risulta essere la vera forza di guarigione.

Nell'esperienza del presente già si manifesta il futuro.

Possiamo costruirlo fin da ora, possiamo illuminare le tenebre dell'ignoto, che ci si fa incontro, con la luce di un pensare che, risorto dalla sua astratta riflessità, si trasforma in pensiero vivificato, pensiero pieno di vita.

Si aprono infiniti e vasti orizzonti, che ci conducono alla creazione di un mondo nuovo: l'uomo artefice di se stesso.

L'azione, quando è azione morale sgorga dall'intuizione: se l'intuizione non smuove una volontà di trasformazione, ciò significa che non si trattava di intuizione.

Infatti l'azione del malvagio non è frutto di un'idea intuitiva, ma della brama, di quella forza che irrompe dalla natura animale dell'uomo.

La volontà di potenza, l'impulso a rubare, mentire, possedere, violentare, in ultima analisi l'avversione, sono le manifestazioni di potenze oscure dell'anima, che usano la forza del pensiero razionale o riflesso, ma nulla hanno a che vedere con il lampeggiante potere creativo del pensiero stesso.

Che l'intuizione sia irradiata dallo stesso potere, che ha creato i mondi, possiamo arguirlo osservando le opere d'arte. Nel momento intuitivo l'artista attinge alla forza di creazione divina, fonte perenne di vita, che si manifesta nella sua produzione come opera d'arte.

Intuire è creare una bellezza, che non è solo manifestazione estetica, ma anche etica. L'intuizione, quindi, per sua stessa essenza impulsa e stimola azioni morali.

Come dicevo, dall'intuizione scaturisce un'attività che, in quanto creativa, è attività artistica. Essa può manifestarsi ovunque. Essendo l'arte capacità di creare, potrà assumere infinite e svariate forme: dalla produzione artistica vera e propria alla possibilità di trasformare la nostra stessa vita in arte di vivere.

Dalla corrente che si crea, quando illuminiamo il volere per mezzo del pensare e diamo forza al pensare mediante il volere, il nostro sentire quotidiano, afferrato da forze infere, si purifica, diventa amore, forza di donazione creatrice.

Si stabilisce la gerarchia, finora sovvertita, di spirito, anima e corpo. L'io si fortifica e trasforma gli impulsi distruttivi degli istinti e delle passioni in forza di vita.

Infatti abbiamo visto che la malattia psichica insorge dallo stato di debolezza e di incoscienza dell'io

rispetto alle forze psichiche inferiori. Essendo l'anima celeste identificata con le forze della natura animale, il principio originario appare come debole riflesso dell'io, si manifesta come ego. Questi reagisce di fronte agli avvenimenti della vita secondo le sensazioni di piacere e di dispiacere, determinando di conseguenza uno stato di sofferenza. Tale stato richiede il superamento del limite razionale e sensibile da parte dell'io: in effetti sia la gioia che il dolore sono nostri nemici, perché ci trattengono nell'ambito della natura.

Compito dell'uomo quindi è quello di superare in se stesso il limite che lo incatena in un costante e paziente processo di metamorfosi.

Superando il limite egli restituisce alla sua vita quei ritmi interiori, che sono in consonanza con i ritmi stessi dell'universo, si inserisce nell'armonia universale.

Il ritmo invero è presente ovunque, ma nell'uomo è sovvertito dal caos psichico, quello stesso caos che, generando dolore e malattia, esige il ristabilirsi dell'ordine interiore: la nuova creazione.

Dalle profondità dell'ignoto il futuro sollecita il nostro agire, ci muove a collaborare positivamente alla trasformazione di noi stessi, vivendo, al massimo grado di consapevolezza, la nostra avventura umana per la creazione di una coscienza sempre più vasta ed evoluta.

A conclusione trascrivo un breve poema di R. Steiner, in esso si delinea già fin da ora quello che sarà il nostro avvenire di uomini liberi, se solo lo vogliamo(2).

 

Dove termina il sapere dei sensi

si erge il portale

che apre all'essere dell'anima

la realtà della vita,

ne forgia l'anima la chiave,

quando si fortifica nella lotta,

che le forze telluriche

conducono contro le forze dell'uomo

sul suo stesso terreno,

quando per mezzo di se stessa scaccia

il sonno,

che avviluppa le forze del sapere

nei confini dei sensi.

 

 

 

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Note

1 Vangelo di  Tommaso in  Vangeli gnostici, a cura di L. Moraldi, Biblioteca Adelphi 139, Milano 1984, n. 22.

2 R. Steiner, Equinoxes et solstices, Editions  du  Centre Triades, Paris 1975, pag. 80.

 

 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Steiner R. - Filosofìa della libertà, Editrice Antroposofica, Milano 1966

Scaligero M. - Iside Sophia, Edizioni  Mediterranee, Roma, 1980

                     - Trattato del Pensiero Vivente, Tilopa, Roma 1979

                     - Manuale pratico della meditazione, Teseo, Roma 1972

                     - Meditazione e miracolo, Edizioni Mediterranee, Roma 1977

                     - Psicoterapia, Perseo, Roma 1974

De Mello A. - La preghiera della rana, Edizione Paoline, Milano, 1989

Vannucci G. - Libertà dello spirito, Cens, Liscate Milano 1985

Namkhai Norbu - Dzog-chen lo stato di autoperfezione, Ubaldini Editore, Roma 1986

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