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Metamorfosi dell'Anima

 

Quella che il bruco chiama la fine del mondo, il maestro la chiama una farfalla.
(R. Bach)     

 

Il Drago

Si narra che ogni anno un Drago esigeva il tributo della vergine più bella per potersene cibare e quell'anno la terribile sorte era toccata alla figlia del Re. San Giorgio, santo cavaliere, accorse in suo aiuto e dopo una lotta mortale riuscì a liberare la principessa.
Autori famosi, fra i quali Raffaello, hanno dipinto questo avvenimento con arte mirabile. Così il mito racconta l'avventura dell'anima prigioniera delle forze ctonie che vengono vinte dal cavaliere. Egli impugna lo scudo della coscienza e la spada del pensiero. Non la ragione, il pensiero.
Nell'incontro con il Drago l'uomo, dimentico della sua origine luminosa, si identifica con il limite che Esso rappresenta e soffre.
La sofferenza è la voce dell'anima che chiede di essere liberata. Questo è il senso della funzione inferiore. La possessione, cioè l'identificazione inconscia con i contenuti tenebrosi, impedisce di riconoscere che forze istintuali si sono sostituite alla coscienza dell'io. Ne derivano dolore e malattia.
"La sofferenza prodotta dal male è insostenibile!" (42)
Il Drago ingaggia la lotta che può essere mortale a vari livelli. Dapprima tenta l'anima e la turba (43), poi l'ossessiona con stati d'animo e pensieri ripetitivi ed automatici ed infine la possiede, prende campo sulla volontà tramite le subpersonalità, i complessi, nei confronti dei quali, dato il loro spiccato carattere di autonomia, l'io è inerme. E' inconsapevole sia della sua stessa Fonte di Vita che delle Forze Telluriche che lo assediano.
E la lotta con il Drago è pericolosa .
L'identificazione con le forze inconsce, che sono forze reali e non idee astratte, amplifica i limiti, depaupera la coscienza.
Comunque questo stato di sofferenza è funzionale. La funzione inferiore spinge l'uomo alla ricerca della radice di se stesso, gli permette di scoprire il nucleo spirituale che si è manifestato, secondo la tradizione ebraico cristiana, nel nome di "Io sono l'Io sono".
L'anima può liberarsi ed entrare in contatto con il fulcro vitale "spazio interiore, perfetto fin dal principio". E' l'integrazione degli opposti.

Il Diavolo, limite che possiede e separa, viene riconosciuto e trasformato nel processo di integrazione della coscienza. Il solve et coagula degli alchimisti.
Uno dei primi scopi del lavoro analitico è quello di riconoscere i contenuti d'ombra personali e collettivi. Tale riconoscimento esige la purificazione pena l'arrestarsi del processo successivo. In questo senso l'azione terapeutica, una volta individuata l'identificazione con le subpersonalità autonome, non può arrestarsi allo scatenamento di contenuti inconsci separativi; spesso succede, ma ciò blocca il processo di crescita. Quest'ultimo prevede l'intervento della volontà cosciente che deriva dall'intuizione.
Nel sermone del Grande Sigillo di Tilopa si legge: "Recisi tutti i lacci d'amore o d'avversione per quanto ti circonda, medita solitario. Trova infine dimora in quella sfera che è oltre la meditazione. Quando attui la non attuazione quello è il grande sigillo....taglia alla radice il tuo stesso pensare e metti a nudo la pura coscienzialità"(44). L'anima senziente e razionale, identificandosi con il limite oscuro, viene prima assediata nell'ossessione, infine precipita nella possessione. La coscienza si annebbia, l'uomo dimentica la luce che brilla in lui dal principio.
L'anima cosciente che nasce dalla coscienza del pensiero che pensa (metti a nudo la pura coscienzialità) può illuminare ed integrare il mondo psichico delle forze oscure.
Rimane comunque un processo pericoloso: si può perdere la vita nelle spire del Drago.
E' necessario unire in un atto cosciente le forze del volere e del pensare al fine di percepire il flusso di vita all'interno del pensiero che pensa. Che è come dire ricostituire nell'anima la Coppa del Graal: l'Androgino. L'unità che si è scissa in maschio e femmina: il maschio, costituisce la volontà e l'azione del seme, la femmina, il concetto e il concepimento (la radice di entrambi essendo concepire).
Si può superare il limite concretizzando con la Volontà l'idea intuita. Questo atto riunifica l'unità originaria, che si è frammentata nell'aspetto femminile (idea) e maschile (volontà), e conduce alla coscienza dello stato originario.


La Perla

Da millenni l'uomo percepisce nel mondo che lo circonda una realtà mutevole ed in continua trasformazione. Nell'apparente staticità del vivere passa egli stesso da uno stato interiore all'altro. E' immerso in un oceano in continuo movimento, ciò gli permette di scoprire che il divenire è la costante della vita.
Non esiste popolazione, dalla più primitiva alla più progredita, che non lasci trapelare dalla sua cultura l'idea dell'iniziazione come momento di passaggio da uno stato inferiore di consapevolezza e conoscenza ad un altro di tipo superiore. Passaggio inteso come trasformazione. Metamorfosi da morte a resurrezione.
Sia dal punto di vista organico che da quello psichico e spirituale morte e vita accompagnano la realtà in divenire: esse si alternano in un inarrestabile ciclo vitale di mutamento.
Dalla morte dell'uomo vecchio sorgerà l'uomo nuovo. Bruco farfalla, seme pianta.
"Quella che il bruco chiama la fine del mondo, il maestro la chiama una farfalla".(45)
Questa è la realtà umana che rispecchia la realtà dell'universo intero dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande.
La vita è come un fiume in perenne movimento: sempre lo stesso fiume, mai la stessa acqua...
Ed è l'equilibrio umano, precario ed instabile eppure preciso come l'ago della bussola che indica il Nord.
Plutone, dio degli inferi, rapisce Proserpina, figlia di Demetra, e le somministra una bevanda che le farà dimenticare le sue origini divine affinché rimanga con lui nel regno dei morti. La madre disperata invia al dio un messaggero, Mercurio (la Memoria), perché le restituisca la figlia. Ma, poiché Proserpina ha bevuto la bevanda dell'oblio, potrà tornare nel suo mondo solo in primavera ed in estate, periodo in cui Demetra, felice, dona alla terra fiori e frutti in abbondanza. Ecco come il mito esprime le due polarità che si alternano.
Una volta rapito nell'ombra l'uomo patisce, teme il dolore che essa reca con sé, perde la memoria della vita che fluisce nella tensione dinamica luce ombra. Oppone resistenza, paralizzato dalla paura non si lascia andare da un polo all'altro ed arresta l'intero processo del divenire.
Quando si rimuove la morte, si demonizza il divenire: l'evoluzione trasformativa. Ciò che sembra apparentemente il bene è in realtà il Drago che pietrifica. Numerosi spiriti di ricercatori sono stati immolati nell'olocausto degli eretici dal medioevo ad oggi proprio per questo motivo.
La grettezza perbenista ha fatto più di una vittima in nome del bene.
La verità della luce è anelata dall'ombra dolore, ma il dolore qualunque esso sia esige una risposta. L'uomo sollecitato dal dolore si pone alla ricerca della verità dell'essere, anche se la ricerca implica un rischio. Essa comporta errori infiniti, che spesso peggiorano lo stato di disagio, ma appunto rinfocolano il bisogno.
L'anelito è il respiro umano in qualsiasi strato sociale. Le motivazioni possono essere le più varie, ma la radice rimane sempre la stessa: la verità del divenire vuole essere.
La trasformazione può arrestarsi nel passaggio da un polo all'altro, si vuole trattenere ciò che si ritiene luce e si finisce per paralizzarsi nell'ombra, che, rimossa, agisce nascostamente fino a possedere la coscienza dell'io. La trasformazione si pietrifica nel suo aspetto oscuro e devastante.
La possessione impone atti compulsivi e autodistruttivi che annientano il reale bisogno di trasformazione ed integrazione. Nella ricerca ostinata di ciò che non si è o non si ha, secondo parametri alienati, non si intuisce il desiderio di vita che muove.
La disperazione nasce dal non percepirsi fluenti nel continuo divenire e paradossalmente accade che la sete di vita sollecita la morte.
Non è la morte che il suicida vuole, egli desidera più vita perché non vive abbastanza.
Non si accetta il dolore che l'ombra comporta perché se ne ha paura. Paura di perdere, paura di perdersi. Paura del dolore che la perdita comporta. E così facendo si perde l'anima.
Sempre, dietro ai veli del disagio (difficoltà ed assenza di rapporti, mancanza di affetti, di amore, di lavoro ecc.) trapela l'ultimo ed inesorabile disagio esistenziale: l'anelito alla verità, alla libertà, alla conoscenza di sé e del mondo.
In definitiva è il bisogno di percepire la Forza che scorre nei propri succhi vitali e nei propri pensieri e sentimenti così come scorre nella linfa degli alberi, nel lento crescere delle gemme, nel fluire dei venti, nel trascorrere ritmico del tempo da una stagione all'altra.
La Vita.

Negli Atti di Tommaso si legge:(46)

Lasciai la patria della luce e discesi per un cammino
difficile e periglioso.
.......................................................

Dimenticai di essere il figlio del Re, divenni schiavo
del loro capo.
.......................................................

Dimenticai la perla per la quale ero stato inviato,
appesantito dal loro cibo caddi in un sonno profondo.
.......................................................

I figli del Re mi scrissero per dirmi
"non dimenticare che sei figlio di Re
ed hai accettato un giogo di servaggio,
ricordati della perla che devi trovare,
ricorda la veste intessuta d'oro".
.........................................................

Mi ricordai di essere figlio di Re
e la mia origine richiedeva che fossi libero,
mi ricordai della perla che dovevo cercare.
Andai verso il terribile dragone con degli incantesimi,
lo abbattei pronunciando su di lui il nome del Padre mio.

La Memoria intessuta d'oro spinge alla ricerca della perla, la percezione consapevole della pienezza dell'essere in cui luce ed ombra sono integrate. Nel fluente alternarsi di polarità opposte scocca la scintilla della vita, così come è realisticamente espresso nel simbolo del Tao.
E' un processo difficile e rischioso che esige l'incontro con il Drago, che arresta, paralizza e pietrifica.
"Dimenticai di essere il figlio del Re".
La Memoria spinge, stimola la ricerca, ma è una memoria oscura perché l'uomo fraintende. Confonde il senso di totale pienezza e benessere, che è dato dalla connessione con la dynamis della vita (forza e movimento), con l'appagamento di un ottuso piacere. Rimane paralizzato al di qua della soglia. Non la varca e non incontra consapevolmente il Drago. Dal momento che non assume il dolore della rinuncia, lo spasmo del senso di morte che il dolore arreca, rimane inconsciamente avvolto nelle spire. Crede di essere libero di agire e non sa che è schiavo di se stesso. Non comprende il senso della ricerca, che diventa coatta e ripetitiva e lo sbatte da un desiderio ad un altro, da un impulso ad un altro come una canna al vento. Non si rende conto che il desiderio struggente altro non è se non un desiderio di profondo cambiamento.
Paradossalmente il suicida vuole la vita e la nega.
Rifiutando la luce della coscienza che fa male, si evita il dolore della visione. Si ignora che quella luce è la forza che reca il germe della risoluzione, perché è luce di conoscenza.
L'uomo ha paura del Drago e ne rimane ipnotizzato. Prigioniero all'infinito di quella stessa realtà che rifiuta e potrebbe trasformare, se solo capisse che è bene vedere per ricordare di essere il figlio del Re.
"Pronunciando su di lui il nome del Padre mio".
La parola.
Essa è strettamente connessa con il pensiero. Parola e pensiero vengono indicati come Logos. Logos è parola che crea, pensiero che crea, in definitiva energia creatrice. La parola per essere tale è manifestazione di coscienza e pensiero.
Al contrario spesso la parola è logorroica, è forza perversa di ottundimento, tutta tesa a creare il muro che argina l'ansia e nasconde l'angoscia.
Il silenzio è l'antidoto.
Il silenzio che nasce nel dolore dell'accettazione e della rinuncia. Il silenzio nudo e scarno che dapprima fa male, ma poi reca in se la pace. Nel silenzio si fa strada sempre più sonora la Parola e con l'ascolto della Parola sorge la Memoria. Solo allora, presente la Parola, vivida la Memoria, è possibile il rinnovato incontro consapevole con il Drago e la scoperta della Perla.
Ma è un cammino pericoloso. Comporta l'umana condizione sofferta, a volte anche mortale, di arresto. Ci si arresta a metà, al limite della soglia fra luce ed ombra, dimenticando di essere i figli del Re venuti a cercare la luce della coscienza.

Ed è l'iniziazione mancata.


Note

  1. - Tilopa - Op. Cit. pag. 220.

  2. - Si intende per anima la componente che fa parte della trinità di spirito, anima, corpo.

  3. - Tilopa - Op. Cit., pag. 208, 209.

  4. - R. Bach - Illusioni - Superbur Milano 1991, pag. 138.

  5. - Atti di S. Tommaso apocrifi del Nuovo Testamento, a cura di L. Moraldi, Vol. II, UTET, Torino 1971, pagg. 1311-1316.